Al Chiostro le meraviglie dell’800 inglese
Nel panorama espositivo in corso tra le varie mostre della ricca primavera romana, spicca senza dubbio quella dedicata all’Ottocento britannico, periodo fertile e di grande fermento innovativo. La retrospettiva Alma Tadema e i pittori dell‘800 inglese è fino al 5 Giugno dal Chiostro del Bramante, spazio da sempre utilizzato per mostre altamente qualitative.
Nel panorama espositivo in corso tra le varie mostre della ricca primavera romana, spicca senza dubbio quella dedicata all’Ottocento britannico, periodo fertile e di grande fermento innovativo. La retrospettivaAlmaTadema e ipittoridell‘800inglese è fino al 5 Giugno dal Chiostro del Bramante, spazio da sempre utilizzato per mostre altamente qualitative.
L’esposizione presenta una serie di opere provenienti dalla collezione Perez Simon, di pittori inglesi del IX secolo quello dell’età vittoriana che dal 1837 al 1901 farà dell’Inghilterra la più grande potenza industriale e mercantile del mondo. È ovvio che le grandi innovazioni tecnologiche dell’epoca si rifletteranno nel sociale dove la chiusa e bigotta nobiltà farà i conti con una borghesia più in linea con la trasformazione in atto e in grado di apprezzare anche i lavori della nouvelle vague artistica londinese. Dai Pre-Raffaelliti all’Aesthetic Movement, tanto caro a Oscar Wilde, la pittura inglese vira verso un nuovo gusto estetico in linea con l’identità puritana incarnata dalla nuova sovrana. Questa mostra restituisce dignità e valore alla miriade di artisti che il mondo dell’arte ha ingiustamente rimosso e cancellato, salvo poi riconquistare estimatori nel mecenatismo dei grandi collezionisti tra cui senza dubbio ha un ruolo importante il messicano Juan Perez Simon. Nelle cinquanta opere esposte della sua collezione, potranno essere ammirati capolavori di una miriade di artisti del calibro di Millais e Rossetti, padri artistici e fondatori nel 1848 del preraffaellismo movimento anti-accademico ispirato da temi biblici e letterari (da Dante a Shakespeare) con l’intento di riportare in auge i costumi di un passato immaginario e nostalgico unificando i concetti di vita, arte e bellezza.
Panneggi delicati, figure elaborate e luminose e grande forza evocativa neo-romantica ricca di simbolismi e riferimenti allegorici e splendide figure femminili eleganti e sensuali, i preraffaelliti saranno alla base dell’Aesthetic Movement, che negli anni sessanta dell’Ottocento sposterà canoni pittorici verso un’armonia visiva frutto di una bellezza formale di stile classico. Figura centrale del variegato movimento estetico è di sicuro quella di Lawrence Alma Tadema: fiammingo di nascita, ma naturalizzato britannico, occuperà uno spazio tutto suo nel movimento realizzando una serie di opere di forte impatto classico, tra Pompei e le Villa Romane, tra la Grecia antica e i modelli femminili sempre ricorrenti nei suoi dipinti. Nei dipinti legati al movimento di artisti quali Leighton, Waterhouse e Godward la donna è vista come musa, come modella, come eroina d’amore, come strega, come nudo, come femme fatale, essere angelico o demonio: tutto ruota intorno all’essere vittoriano per antonomasia, un corpo sensuale e voluttuoso libero di esprimersi nella sua nudità, sensuale e tragico al tempo stesso, il tutto immerso in una natura lussureggiante e in splendide dimore sontuose studiate dai pittori nei numerosi viaggi in Italia, Grecia e Oriente alla scoperta dei paesaggi antichi riadattati come cornici nei loro episodi di vita quotidiana.
Viaggi finanziati dai ricchi mecenati dell’epoca e acquirenti di molte di queste splendide tele, i nuovi ricchi borghesi avidi e desiderosi di arricchire le loro dimore di ideali classici e nudi femminili in linea, ma non troppo, con i diktat di castità e puritanesimo dell’epoca. È la stessa curatrice della rassegna (patrocinata da Roma Capitale in collaborazione con i musei Jacquemart Andre e Thyssen Boernemisza) Veronique Gerad-Powell a sostenere che “pochi periodi nella storia della pittura hanno sofferto dei diktat del gusto, come quello dell’800 vittoriano”, ma chi ha avuto fiuto senza lasciarsi trasportare dal gusto imperante è riuscito a trarne profitto. È il caso di Perez Simon, pioniere della riscoperta della pittura inglese ottocentesca e appassionato mercante d’arte con oltre quattromila opere nella sua collezione, a cui dobbiamo un doveroso ringraziamento per averci permesso di vedere coi nostri occhi le meraviglie di uno dei periodi più ricchi della recente pittura anglosassone.