Al Maxxi Tra/Between e Strutture Romane

Al Maxxi di Roma fino al prossimo autunno due mostre ragionano su potenzialità e limiti, virtuali e fisici, dell’architettura, raccontando il contributo del contemporaneo al fascino della città eterna in Strutture Romane – Montuori, Musmeci, Nervi e indagando il dialogo tra discipline in TraBetween Arte e Architettura: Roma Interrotta| Piero Sartogo e gli artisti.

Dalle stanze “virtuali” di Sartogo, in cui le pareti esistono solo in potenza, passando per le cupole spettacolari di Nervi, fino al difficile dialogo con il tessuto urbano della capitale, tanto stimolante quanto vincolante: tre sale al piano terra del Maxxi presentano l’intreccio di rapporti che genera le scelte artistiche degli architetti, in bilico tra macro e microspazi. Un’unica inaugurazione per due ricchissime esposizioni che arrivano istintivamente al pubblico come facce della stessa medaglia. Se Strutture Romane ripercorre attraverso l’operato della triade Montuori-Nervi-Musmeci quei casi in cui il cemento è colato su Roma nel rispetto della stratificazione monumentale, Roma interrotta fa indirettamente da contrappeso concettuale ed emotivo, riportandoci con un balzo storico agli scempi della speculazione edilizia. È il 1978, quando l’architetto romano Piero Sartogo, oggi protagonista della sezione Piero Sartogo e gli artisti in Sala Gianferrari, coinvolge 12 colleghi nel progetto Roma Interrotta, allestito ai Mercati Traianei e riproposto quest’anno in una seconda edizione. {ads1}

La sfida era inventare una capitale alternativa, fantastica e irreale, partendo dalla pianta del 1748 di Giambattista Nolli, ultima pianificazione organica della città, prima dell’inurbamento selvaggio. Risposero alla chiamata gli artisti di fama internazionale: Costantino Dardi, Romaldo Giurgola, Michael Graves,Antoine Grumbach, Leon Krier, Robert Krier, Paolo Portoghesi, Aldo Rossi, Colin Rowe, Piero Sartogo, James Stirling e Robert Venturi, e ne derivò quello che lo storico dell’arte Giulio Carlo Argan, allora sindaco di Roma, definì “Una serie di esercizi ginnastici dell’Immaginazione alle parallele della Memoria“. Un ritorno al futuro in cui la Roma settecentesca si vestiva all’improvviso di suggestioni d’avanguardia, futuriste e dadaiste. “Si sperimentava, eccome!” racconta Sartogo “Il mio progetto, ad esempio, sostituiva il Vaticano con i falansteri di Fourier…“.

TraBetween Arte e Architettura, curata da Achille Bonito Oliva, sarà aperta al pubblico fino al 21 settembre nelle sale Scarpa e Gianferrari, mentre Strutture Romane, a cura di Margherita Guccione e Tullia Iori, si potrà visitare fino 5 ottobre nella Sala Centro Archivi Maxxi Architettura. Studi, disegni, video e foto d’epoca provenienti dalle preziose collezioni di ingegneria del museo romano, raccontano l’anima eclettica dell’architettura moderna, il crescendo di sperimentazioni nel panorama progettuale italiano post bellico, quello in cui tutto era da rifare, ex novo o in accordo con gli incantevoli ruderi messi a nudo dai bombardamenti. «Quando l’arte era follia» conclude l’architetto.

 Twitter @EvaElisabetta

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