Alcol: usi e abusi italiani

Popolo di viziosi e buon gustai, nonostante il portafogli sempre più leggero, non ci neghiamo quel sapore che aiuta a trasgredire dalla sobrietà noiosa delle nostre giornate. Dopo il cibo, la nostra più ardente passione è il bere, bene e tanto. Ma quanto beviamo noi italiani?

Gli ultimi dati statistici sul consumo di alcol nel nostro Paese ce li fornisce l’Istat in occasione dell’ Alcohol Prevention Day. Rispetto al decennio precedente gli italiani che si sono limitati a consumare una bevanda alcolica nel corso di un anno sono diminuiti: si è passati infatti da un 68,7% al 63,9 del 2013. Il trend però sale in modo preoccupante se si contano coloro che consumano alcolici in modo abitudinario, giornaliero e non moderato e che rientrano nelle cosiddette categorie a rischio. Stiamo parlando di 7 milioni e 144 mila persone. L’uso smodato di bevande alcoliche si registra maggiormente nella fascia d’età superiore ai sessantacinque anni per gli adulti e tra i diciotto e i ventiquattro anni per i più giovani.
Senza grosse sorprese, le rilevazioni confermano l’italica passione per il vino che con il 51,6% è la bevanda più amata anche fuori dai pasti. La birra segue con una percentuale del 45,3% mentre il 39% consuma maggiormente superalcolici, amari e liquori. Ovviamente più di qualcuno non disdegna il consumo delle differenti bevande nell’arco della stessa giornata.

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Anche gli stranieri presenti nel territorio nazionale sembrano gradire molto la pausa alcolica: primi tra tutti i rumeni (71,8%), poi gli ucraini (71,4%), i polacchi (69,2%), i moldavi (68,3%) e gli albanesi (68,2%).
Fuori dalle statistiche è però necessario riflettere sulla malsana abitudine che permettere ad adolescenti, quasi bambini, di poter acquistare e consumare bevande alcoliche senza un effettivo controllo. Legislazioni poco chiare ed efficaci, infatti, consolidano la percentuale di coloro che si avvicinano alla sbronza sin dalla tenera età. Sarà perché le regole imposte dall’alto si preoccupano più di rimpinguare le casse dello Stato che di formare e quando è necessario imporre una sana coscienza civica. Su ogni bottiglia o bicchiere che consumiamo, infatti, paghiamo all’incirca il 33% di tasse. Nonostante questo, siamo ancora restii a rinunciare alla pausa aperitivo, perlomeno fino a quando le accise non ci svuoteranno i bicchieri da sotto il naso.

@MariaChiaraPier

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