Renzi «bersagliere del nulla»

Il Consiglio dei Ministri ha varato il Def, il Documento di economia e finanza, suggellando la promessa ormai vagheggiata da tante famiglie italiane: 80 euro in più in busta paga. Ma questo basterà a restituire ai giovani, e non solo, la prospettiva di una busta paga? Una qualunque, anche senza gli 80 euro.

Se il nemico era l’immobilismo il governo Renzi sta dimostrando di volerlo combattere, tra l’altro sospinto dalla sua stessa incalzante promessa di varare una riforma al mese. Il Consiglio dei ministri per discutere di Def e coperture è stata la prima grande prova della coppia Renzi-Padoan e ha presentato un piano dichiaratamente volto all’equità sociale che si basa su due principi fondamentali: più tasse sulle banche e sulle rendite finanziarie e meno tasse su cittadini e imprese. Andando a guardare da vicino il documento, il primo dato che emerge è la conferma dell’intervento più atteso: un calo delle tasse che porti ad una cifra di circa 80 euro in più in busta paga ai lavoratori che guadagnano fino a 1500 euro mensili. Lo sconto (anche se non fiscale) dovrebbe portare un contributo anche agli incapienti. Sotto tiro invece, anche in questo caso come già anticipato, i manager pubblici, i quali vedranno i propri stipendi sottoposti a un tetto massimo: non potranno prendere più del presidente della Corte di Cassazione (poco più di 300.000 euro l’anno), ma si potrebbe scendere, tapini loro, anche più giù, fino ai 239.000 euro annui, che è quanto spetta al Capo dello Stato. {ads1} 

Quanto alla questione delle coperture Renzi ha spiegato che 2,2 miliardi arriveranno dall’aumento del gettito Iva e dall’aumento della tassazione sulla rivalutazione delle quote Bankitalia (che contribuiranno per un miliardo) e andranno a sostenere il calo dell’Irpef, che nel complesso ammonterà a 6,7 miliardi. Il decreto sul taglio dell’Irpef sarà presentato venerdì 18 perché necessita del passaggio del Def in Parlamento che avverrà il 17. Il Def si presenta come una riforma complessa e composita, forse troppo frettolosa e priva di una prospettiva chiara e lungimirante. «Renzi non sa dove andare ma ci va di corsa» ha detto a Ballarò lo storico Aldo Giannulli, definendo il premier «bersagliere del nulla».

L’obiettivo resta la crescita e a tal proposito Matteo Renzi ha affermato in conferenza stampa che nel 2014 è stimata una crescita dello 0,8% e nel 2015 del +1,3%, che è una visione ancor meno rosea di quella che prospettava prima di lui Enrico Letta. Ciò che ci si chiede però è più di ogni altra cosa se questa manovra, nello specifico quella di mettere 80 euro in più ogni mese nelle tasche dei lavoratori, possa effettivamente fare la differenza per stimolare i consumi e innescare una ripresa economica che si traduca in posti di lavoro. La risposta si legge in una bozza del Def ma non è quella che vorremmo: sembra che il tasso di disoccupazione salirà quest’anno al 12,8% (dal 12,2% del 2013), attestandosi poi l’anno prossimo al 12,5%. Bisognerà aspettare il 2017 per scendere sotto il 12%. Il timore allora è che il passaggio del testimone a Palazzo Chigi abbia trasformato più la facciata che gli interni.

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