Mangiare e bere. Letame e morte al Valle Occupato

Mangiare e BereLetame e Morte

www.teatrovalleoccupato.it 
TEATRO VALLE OCCUPATO
ALTRESISTENZE
17 | 18 aprile duemila14, ore 21.00
ANTEPRIMA ROMANA
MANGIARE E BERE. LETAME E MORTE
Studio N°1 per danzatrice sola
con Alessandra Fabbri
drammaturgia e regia Davide Iodice
coreografia Alessandra Fabbri e Davide Iodice
costumi Enzo Pirrozzi
allestimento Gennaro Staiano
produzione interno5

In anteprima romana, il 17 e il 18 aprile al Teatro Valle Occupato, l’opera di Davide Iodice, MANGIARE E BERE. LETAME E MORTE. Studio N°1 per danzatrice sola, un lavoro di teatro e danza interpretato da Alessandra Fabbri.

Alessandra vive in campagna: nella sua casa prima di lei ci abitava un cavallo e ora le anatre e i polli vi hanno libero accesso, alcuni pappagallini vivono nel bagno. Qui lei immagina la sua morte distesa nel fogliame come pasto per le volpi. Prima di approdare al teatro io volevo fare l’etologo: in ognuno dei miei spettacoli ci sono presenze animali, vive o figurate. Da questo incontro nasce Mangiare e bere. Letame e morte. Un lavoro sui bisogni essenziali, sull’istinto, sulla nostra animalità. Un lavoro sull’essere, nella sua singolarità, un poemetto fisico, in cui l’animale rivela l’umano e le sue mancanze. In un certo senso questo lavoro è per me un ritorno all’etologia.
Davide Iodice

Uno studio per danzatrice sola. Sola per la verità non è mai, tranne per il suo corpo stesso: con esso e con il racconto, espressi nel movimento ma anche nel verbo, Alessandra Fabbri costruisce un intero mondo sul palcoscenico. Soprattutto un mondo animato, nella prospettiva etimologica di anima-ae: giacché è un mondo animale, inteso nel suo significato più stretto, di bestia e, nel suo senso totale, di essere vivente. È nel cambio continuo di prospettiva tra donna e animale, dallo scambio tra di loro e nel distacco del rapporto con il pubblico che si ipotizza il compimento di Mangiare e Bere. Letame e Morte: uno spettacolo che conferma la poetica di Davide Iodice, che si interroga sul senso dell’attorialità. Un’opera in cui si trovano tutti gli elementi che sono propri del regista e di cui sono costellati i suoi lavori corali, qui precipitando in una persona, un corpo, una voce, un punto.

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