Marino a difesa del decoro: via i camion bar dai monumenti
“I camion bar sono brutti. Anzi: orribili”. Ignazio Marino, in seguito allo sgombero dei venditori ambulanti e delle paninoteche su ruote davanti al Colosseo, per la visita di Barack Obama all’Anfiteatro Flavio, dice le cose come stanno, almeno per lui, e lo fa chiaramente, senza mezzi termini.
Si tratta ormai di una guerra, se così possiamo definirla, per la difesa del decoro, e il sindaco sembra piuttosto deciso a “voler togliere queste brutture da luoghi come Colosseo, piazza di Spagna e dalle altre zone archeologiche e di pregio della città”. Effettivamente i camioncini, gli ambulanti, nonché i “pataccari” potrebbero apparire antiestetici davanti ad un monumento, ma alla fine c’è da chiedersi: quali e quanti fastidi danno? Ci sono sempre stati, ma forse al nostro sindaco deve essere piaciuta particolarmente l’immagine del Colosseo sgombro da centurioni dall’accento romeno, mendicanti, ambulanti, camion bar, tanto da volerla replicare… E non per un giorno soltanto.
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Effettivamente però Marino difende il decoro di quelli che sono i simboli della Capitale, che troppo spesso si ritrovano ad essere ritratti nelle foto dei turisti con tanto di camioncini, “bibitari” e “pataccari”. Nel settembre 2013 il sindaco aveva redatto un catalogo degli orrori da rimuovere nella Capitale, che includeva anche i camioncini incriminati. Il Primo Cittadino ha recentemente confermato che: “una norma nazionale, voluta dall’ex ministro Bray ci permetterà, con il lavoro che stiamo impostando con il nuovo ministro Franceschini, di regolamentare diversamente e togliere queste brutture da luoghi più pregiati della Capitale”. Dunque è ufficiale, si sta lavorando per mandare tutti a casa. Intanto c’è una norma, già approvata il 21 febbraio scorso dalla Giunta Zingaretti, che assegna al Campidoglio il potere di regolamentare il commercio ambulante nelle zone archeologiche e di pregio.
Ma la guerra ai camion bar non finisce qui, perché, per far quadrare i conti del Campidoglio, oltre agli innumerevoli aumenti in vista, chi di dovere ha pensato: perché non tassare di più gli ambulanti che secondo una stima (attendibile dicono loro) hanno un giro d’affari 40 milioni di euro (poiché ognuno di loro incasserebbe dai 2 ai 5 mila euro al giorno)? E se si facesse pagare loro anche un’imposta proporzionale per occupazione di suolo pubblico? Dopotutto lavorano in spazi invidiabili, in prima linea davanti ai monumenti più belli del mondo, che saranno mai 500 euro al giorno per l’occupazione di suolo pubblico? Per dirla con le parole del sindaco: “Vi sembra normale che chi vende le caldarroste a Roma paghi come tassa di occupazione di suolo pubblico tre euro al giorno quando un sacchetto di caldarroste costa quattro euro? Vi sembra normale che un camion bar che guadagna due-tremila euro al giorno paghi tre euro al giorno di occupazione di suolo pubblico?”.
E poi c’è il problema degli scontrini. Gli stessi turisti denunciano che spesso i gestori di alcuni esercizi ambulanti non rilasciano scontrini. In base ai controlli della Guardia di Finanza, ben 8 postazioni di camion bar su 10 non rilasciano lo scontrino fiscale. La faccenda è ancora tutta da definire, a breve la Regione Lazio dovrebbe votare in consiglio il provvedimento già varato dalla giunta lo scorso 17 febbraio che da più poteri al Campidoglio per il “contrasto delle attività commerciali ambulanti o su posteggio nelle zone di pregio”, dunque, è molto probabile che questi signori, prima o poi, si risparmieranno l’aumento della tassa di occupazione del suolo pubblico perché costretti a trovare altra sistemazione, magari non dentro le foto che i turisti capitolini riservano ai grandi monumenti.