L’Europa a portata di click

Ritornano le consultazioni on-line, fiore all’occhiello del MoVimento 5 Stelle. Gli iscritti certificati al 30 giugno 2013 – e non, come vorrebbe qualcuno, “La Rete” – sono stati chiamati di nuovo a raccolta, stavolta per eleggere i candidati alle Europee di maggio.

Presto ci sarà il secondo turno, quel che è certo è che le “Europarlamentarie” hanno già fatto discutere. Il bando tanto atteso era uscito qualche giorno fa, ma per i potenziali candidati ed elettori pentastellati non c’era alcuna indicazione né sulla data della votazione né sui tempi di presentazione delle candidature. Poi, alle 10,11 del 31 marzo, un minipost ha annunciato l’apertura delle consultazioni. Consultazioni iniziate, però, già da diversi minuti: «Oggi dalle 10 alle 21 si procederà al primo turno delle elezioni per determinare i candidati nelle liste per il Parlamento europeo del MoVimento 5 Stelle». Il lancio improvviso, a votazioni già aperte, deve essere un vizio di Beppe Grillo. Anche in occasione della consultazione sul reato di immigrazione clandestina, gli iscritti erano stati avvertiti in ritardo dell’apertura dei seggi virtuali che, peraltro, chiudevano alle 17, impedendo alla maggior parte dei lavoratori di esprimere una preferenza. Per le Parlamentarie europee sono rimasti aperti quattro ore in più, ma rimangono le riserve su una consultazione che si svolge quasi interamente durante l’orario lavorativo. Le polemiche, però, non sono solo sul poco tempo a disposizione e sul mancato preavviso. Anche stavolta, gli errori e i problemi sono stati tanti, forse troppi. Dai problemi di accesso, ai profili dei candidati incompleti, l’efficacia del sistema di voto on line sembra sempre più in dubbio. A complicare le cose, poi, l’altissimo numero di candidati. {ads1} Quasi 5.100 profili su tutto il territorio nazionale, circoscrizioni con oltre ottocento nomi tra cui scegliere in sole dodici ore. Molti non sono nemmeno attivisti, né – pare – competenti sulle materie di cui dovrebbero occuparsi a Bruxelles, e in tanti si sono lamentati dei criteri di scelta. Accanto a chi continua a esaltare, non senza una dose di misticismo, il voto sul blog come strumento iperdemocratico (dimenticando che parliamo di 35.188 votanti, pochini soprattutto rispetto al numero degli elettori del MoVimento), c’è chi chiede una maggiore selezione. Ma se “uno vale uno” e il requisito fondamentale è l’iscrizione al M5S dal 31 dicembre 2012 ha senso parlare, come fa Roberta Lombardi, di «candidite» e di persone che «hanno ceduto al richiamo del bottone della candidatura alle Europarlamentarie»? Se le regole sono queste chiunque può iscriversi, o quasi, ma basta avere 25 anni o più ed essere «non diffidati, non svolgenti carica elettiva e non facenti parte di una lista partecipante alle elezioni amministrative 2014 certificata o in via di certificazione» per poter rappresentare l’Italia in Europa?
I primi venti candidati, quelli che hanno ricevuto più voti in ciascuna regione, sono già stati annunciati sul blog, gli altri dovranno affrontare un secondo turno. Per conoscere la composizione delle liste, quindi, dovremo aspettare il ballottaggio. Finora, la più votata è stata Eleonora Evi, candidata in Lombardia, con ben 556 voti, mentre Manuel Voulaz, il vincitore della Valle D’Aosta, va dritto in finale con la bellezza di trentatré preferenze, il numero più basso.

Speriamo che fra loro non ci siano quelli che si lamentavano di aver avuto problemi addirittura a inserire la candidatura, chi approfittava dei commenti per una campagna elettorale in extremis a suon di smile nasuti – «Votatemi :0) » – o i duropuristi estremi che hanno chiesto addirittura ad amici e famiglia di non votare per loro. Speriamo, sì, perché in Europa abbiamo bisogno di persone competenti, non di dilettanti allo sbaraglio. Soprattutto se sulle teste degli eurodeputati penderà il Codice di comportamento per gli eletti, che cerca di blindarli entro linee ben definite: zero alleanze se Grillo «capo politico» non vuole, attuazione dei «Sette punti per l’Europa» e comunicazione in mano a Casaleggio. In barba all’articolo 2 del Regolamento del Parlamento europeo sul vincolo di mandato, i deputati pentastellati dovranno dimettersi (ma non si specifica se dal gruppo o dalla carica) non solo se condannati ma anche «se ritenuti gravemente inadempienti al codice di comportamento ed all’impegno al rispetto delle sue regole assunto al momento della presentazione della candidatura nei confronti degli iscritti al M5S». Ma non finisce qui. Gli eletti devono impegnarsi «a versare l’importo di €250.000 al Comitato Promotore Elezioni Europee MoVimento 5 Stelle che lo devolverà ad ente benefico» in caso di mancato rispetto del Codice. Questo, per impedire di avere anche a Bruxelles il fastidioso fenomeno dei dissidenti e delle conseguenti espulsioni a furor di click. Le regole interne del MoVimento non hanno valenza giuridica di fronte al Regolamento europeo, è vero. Con una penale così salata, però, chi avrà il coraggio di dissentire?

 

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