Cinema: Michael Caine è Mister Morgan

“Uno non ama la vita in sé, ma i luoghi, le persone, gli animali” sono le parole di Matthew Morgan, protagonista di Mister Morgan. Una produzione franco-belga-americana, diretta da Sandra Nettelbeck (Helen, Ricette d’amore, Sapori e dissapori), che firma anche la sceneggiatura, ispirandosi alla letteratura.

Nasce infatti da La douceur assassine, romanzo francese di Françoise Dorner, questa storia di incontri e amicizia tra il professore in pensione Matthew Morgan e la giovane maestra di cha cha cha Pauline Laubie (Clémence Poésy). Mentre il primo trascorre una vita solitaria sulla quale incombe lo spettro della depressione e del suicidio, Pauline incarna l’essenza stessa della vita, il lato buono dell’umanità. “Tu non sai cosa sia il male” le dice Matthew, mentre rivede in lei i capelli e il sorriso della moglie defunta. Questa francese un po’ puerile, dagli occhi profondi e il viso imbronciato, apre uno spiraglio nella vita di uno sconosciuto.

Mister Morgan si inserisce bene in quel filone cinematografico che mira a una pedagogia del valore della vita, della riscoperta dei rapporti umani. Al tema del “Non è mai troppo tardi” si aggiunge il fattore dell’estraneità, un’innovazione della regista, che ha voluto fare di Morgan un americano in terra straniera, caparbio nel rifiutare l’apprendimento del francese. L’elemento non stona e regala alla storia alcuni attimi di comicità, troppo pochi a dire il vero in un film dominato da un tono malinconico, apatico, che naufraga spesso e volentieri nel melenso e nel prevedibile. {ads1}

 Il più grande tesoro dell’opera risiede nel suo maggior interprete, Michael Caine. Tra l’accento inglese e un portamento elegante, il due volte premio oscar regala al film la sua ragion d’essere. Oltre la sua interpretazione, si nasconde spesso il vuoto e l’incongruo di un’opera senza meta. Prendiamo il commento della Nettelbeck: “Non c’è niente di sessuale nell’attrazione tra Pauline e Matt. La loro attrazione si basa su di un tipo diverso di bellezza, un desiderio non soddisfatto che entrambi hanno, che ha a che fare con l’appartenere a qualcuno, non in modo romantico”. Pur non essendo prevista nelle intenzioni registiche, una forma di ambiguità si realizza comunque, a partire dalla scena in cui Morgan vede Pauline baciare il fidanzato, oppure dopo il figlio, con cui finisce addirittura per competere, fino alla continua menzione della somiglianza con la moglie. Insomma questo Ultimo amore di Mr. Morgan (titolo originale Mr. Morgan’s last love) che dovrebbe essere amore per la vita, amore platonico, corre spesso sul filo del rasoio.

La bella Clémence Poésy è Pauline: lo spettatore se ne innamora ancor prima del figlio di Morgan, Miles (Justin Kirk) relazione peraltro incomprensibile, strutturalmente inutile. Jane Alexander, che aveva già lavorato con Caine ne Le regole della casa del sidro, è lo spettro bonario della moglie defunta. Gillian Anderson interpreta Karen, l’altra figlia di Morgan, l’unico personaggio non compiaciuto della sua tristezza, un’attesa ventata di sarcasmo. A fare da cornice l’ambientazione parigina, resa, come affermato dalla regista, in modo non scontato. E mentre Parigi scorre via troppo velocemente, sullo schermo si aggiungono scorci da sogno della campagna francese e bretone.

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