Il 25 maggio per una nuova Europa
Tanto osannata quanto vituperata, l’Unione Europea ha imposto vincoli e regalato opportunità. Tra il 22 e il 25 maggio prossimi oltre 500 milioni di cittadini saranno chiamati a ridisegnare il volto del Parlamento europeo, votando alle elezioni comunitarie più importanti fino a oggi.
Le prossime elezioni europee sono di gran lunga le più significative della storia dell’UE. Si tratta infatti delle prime elezioni dal Trattato di Lisbona, che ha conferito al Parlamento europeo nuovi e importanti poteri, tra cui quello indicare il nome del prossimo presidente della Commissione europea, l’organo esecutivo dell’UE. Così questa volta gli elettori non diranno la loro solo sulla scelta degli eurodeputati, e dunque sull’organo legislativo, ma, votando una determinata lista, ognuna con un candidato alla presidenza della Commissione, nei fatti si esprimeranno anche su chi vogliono che succeda a José Manuel Barroso il prossimo autunno. In un momento in cui l’Unione ha il compito di provare a superare la crisi economica e i leader europei riflettono su quale strada prendere, questa occasione di recarsi alle urne assume un gran peso per il nostro futuro. I principali partiti politici europei hanno già nominato i propri candidati allla guida della Commissione. Ognuno di loro è portatore di una diversa visione politica e opererà in maniera differente, cambiando il volto dell’Europa soprattutto su due versanti: quello dei mercati finanziari e quello dei diritti civili. {ads1}
Il candidato dell’EPP, il Partito Popolare Europeo, è Jean-Claude Juncker, ex primo ministro del Lussemburgo ed ex presidente dell’Eurogruppo. Juncker ha quindi già avuto un ruolo di responsabilità in Europa e con lui Presidente della Commissione, che piaccia o no, sappiamo cosa aspettarci. Junker è un convinto europeista, di posizioni conservatrici e cristiano-democratiche. Nel 2009, quando iniziò la crisi economica in Grecia, Juncker appoggiò le politiche di austerity e l’intervento della Troika, con una gestione da molti considerata troppo rivolta al rigore anziché alla crescita. Una politica di questo genere ha già mostrato i suoi limiti e si troverà ancora più in difficoltà ora che deve vedersela anche con le correnti più populiste e antieuropeiste, sempre più forti. Suo diretto sfidante è il per ora favorito Martin Schulz, il candidato di S&D (Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, ovverosia il PSE apertosi anche ai progressisti). L’Europa che si profila con Schulz, attuale Presidente del Parlamento europeo, è, almeno stando al programma, meno rigida e molto più attenta ai temi sociali. Schulz ad esempio ha detto di voler aumentare di 6 miliardi il budget per la disoccupazione giovanile. La prospettiva è completamente rovesciata rispetto a Juncker: la crescita è la precondizione.
La sinistra, nessuno stupore, è frammentata. I delusi dal PSE si sono accrocchiati attorno al candidato della Sinistra Europea, il giovane Alexis Tsipras, leader del partito greco radicale Syriza. Tsipras ha in mente un totale stravolgimento del modello attuale: lotta all’austerity di stampo tedesco, sospensione del fiscal compact, richiesta di una conferenza europea sul debito. Un’altra Europa, come recita il suo slogan, che combatte la vecchia (e per questo piace a Grillo) ma si candida comunque a guidarla e non ad abbatterla. Tre scenari diversi, a cui si somma quello figurato dal candidato di liberali e democratici Guy Verhofstadt, e che hanno però come comun denominatore la strenua resistenza alle forze contrarie euroscettiche.