Allarme a Fiumicino: lo storico Faro a rischio crollo
Il Faro di Fiumicino grida aiuto. L’intera zona del costruendo Porto della Concordia, infatti, versa ormai da mesi in condizioni di pericoloso degrado, a causa delle turbolenze marine e dell’assenza di adeguate misure di sicurezza. A farne le spese, se seri provvedimenti non saranno adottati quanto prima, sarà anche il vecchio Faro, a rischio crollo.
Ma come si è giunti a questa sconcertante situazione? Facciamo un passo indietro: a novembre del 2012, la Guardia di Finanza ordina il sequestro dell’area portuale, richiesto dal tribunale di Civitavecchia, in seguito ai risultati della perizia tecnica che rivelarono le gravi carenze costruttive, potenzialmente dannose per la stabilità dello scalo marittimo, nonché illeciti amministrativi nella realizzazione del molo di Traiano.
Lo scorso settembre, è lo stesso tribunale di Civitavecchia a predisporre il dissequestro per il Porto. L’ordine di rimozione dei sigilli dal cantiere sotto il Faro cittadino giunge con l’intenzione dichiarata di porre rimedio ai preoccupanti cedimenti di parte del molo, a causa delle mareggiate invernali, e per rispondere alla segnalazione della Capitaneria di Porto di Fiumicino di rischio d’inquinamento marino.
{ads1}
Tuttavia, ad oggi, non solo il Porto non è stato ancora messo in sicurezza ma i deleteri danni subiti dalla scogliera che protegge il vecchio Faro, mettono seriamente a repentaglio anche la stabilità di quest’ultimo. L’acqua ne sta scavando le fondamenta creando disagi per tutta l’area circostante: le abitazioni vicine e il vecchio Porticciolo risultano, a loro volta, colpiti dall’erosione. Eloquente e avvilito al tempo stesso è l’appello di Alessio Pecci, coordinatore del Circolo Sinistra Ecologia e Libertà – Giancarlo Bozzetto: “Non posso che ribadire le richieste d’intervento già avanzate, nei confronti di Iniziative Portuali IP, dal sindaco Esterino Montino. Ci appelliamo anche alla Regione Lazio, affinché intervenga direttamente, attraverso lo stanziamento di fondi, o indirettamente e in maniera significativa, con la società appaltante. Non è possibile che un luogo simbolo del nostro comune versi in tali condizioni”.
Di certo, è tristemente ironico che un faro, metafora per antonomasia di speranza e conforto, sia tragicamente abbandonato a se stesso ed esposto al rischio di franare rovinosamente. Nel caso specifico, inoltre, si tratta di un punto di riferimento e di aggregazione per tanti giovani e di un serbatoio di piacevoli ricordi per i più maturi. Ma, se anche si decidesse di rimanere indifferenti nei confronti dell’atmosfera di romantica poesia che avvolge l’evocativo manufatto, non si può negare che sia assolutamente inammissibile che un luogo cardine di un comune laziale, d’importanza fondamentale dal punto di vista del turismo, si stia trasformando in un posto a rischio e sempre meno sicuro. Più che biasimare i colpevoli è impellente sollecitare chi di dovere a prendere al più presto in mano la situazione… Ma CHI è di dovere? Domanda che, se proposta a figure più competenti di chi scrive, probabilmente sortirebbe lo stesso esito di un’eventuale ricerca delle responsabilità: uno sterile scarica-barile.