La sinistra è il suo spettro, perciò perde

Nell’osservare il quadro degli eventi che abbiamo di fronte c’è il rischio di restare terrorizzati: mentre i conservatori fanno il bello e cattivo tempo, in tutta Europa emergono e prendono piede recrudescenze di razzismi e fascismi vari assolutamente preoccupanti. Ci sforziamo di guardare meglio ma non possiamo che notare una grande assente, la sinistra.

Qualcuno ha anche avuto la pretesa di domandarsi come mai? Dopo la debacle di Hollande alle amministrative francesi molti, soprattutto in Italia, hanno cominciato a interrogarsi sui perché e i per come delle difficoltà di fronte alle quali si trova la sinistra europea. Moderata o radicale, infatti, essa sembra dimostrarsi incapace di venire a capo dei problemi e delle angosce delle persone e assolutamente a corto di idee. {ads1}

Finisce che la gente non li vota, anche a costo di non votare proprio, ma di che ci si stupisce? Forse la Sinistra non si è accorta di essere stata sorpassata ideologicamente dalla Destra dei poteri forti, cioè assorbita nel bacino ideale dell’ideologia capitalistica. Si è svuotata di significato e non è più stata in grado di pensare le ragioni e le forme del suo esistere: nel confronto con le forze conservatrici non ha che tentato di mantenere la posizione che aveva raggiunto. Ma non è possibile combattere una battaglia solo arretrando, prima o poi si perde.
Chi ancora si ricorda cosa voglia dire essere di sinistra magari ci vota, ma tutti gli altri che motivi avrebbero?

Le istanze della sinistra sono state fagocitate dal sistema politico della società industriale avanzata perché essa ha smesso di porsi come alternativa storica. Non ha più prodotto una proposta che, mettendo in discussione lo status quo, la identificasse come alternativa sistemica, anzi, ha accettato quest’ultimo come proprio orizzonte progettuale e non si è più opposta al potere opprimente che ancora, seppure in maniera velata, permane nella nostra società. Non ha nemmeno tentato di trascenderlo idealmente e di tratteggiare una diversa visione di società e di umanità.
Ha semplicemente cominciato a recitarne la parte, come a dire «se non riesco a batterti, allora ti imito»; ha ceduto le roccaforti che la contraddistinguevano qualitativamente come la difesa dello stato sociale e del pubblico, l’educazione, la salute, la difesa dei più deboli e dei diversi, la rivendicazione di un mondo migliore in quanto più giusto. Forse proprio questo ha inciso maggiormente sul suo declino: la sfiducia riguardo la giustezza delle proprie rivendicazioni, l’abbandono di una prospettiva razionalmente utopista e del principio fondante della lotta per l’eguaglianza.

In un certo senso è come se avesse perso la strada. Tuttavia, oggi più che mai, le sinistre di tutta Europa sarebbero chiamate a scrivere le pagine di un nuovo Risorgimento europeo. Non una stagione di riforme, ma un Risorgimento dei popoli la cui necessità è assolutamente manifesta. Basterebbe saper reinserirsi in quell’antico filone di azione e di pensiero in grado di progettare le forme del futuro mondiale e di lottare per l’idea di un’umanità finalmente libera dalla miseria. Allora forse potrebbe essere possibile muovere qualche passo insieme, invece di sprofondare isolatamente allo stesso modo.

 

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