Il giovedì romano di Obama

Mercoledì sera l’Air Force One, con a bordo il Presidente Barack Obama, è atterrato a Fiumicino intorno alle 21:20. Il corteo presidenziale è arrivato a Villa Taverna, la residenza dell’ambasciatore americano a Roma, John Phillips, nel cuore dei Parioli.

La limousine conosciuta come The Beast, la superblindata con bandierina Usa da un lato e (in questo caso) italiana dall’altra, era scortata da elicotteri, oltre 30 vetture, agenti del Secret Service Usa e quelli delle forze dell’ordine italiane, e da diversi motociclisti. Insomma, un dispiegamento di forze non indifferente. Ad accogliere il presidente fuori Villa Taverna la solita folla di curiosi, che il presidente ha gentilmente salutato, ed altri compartimenti della sicurezza. Così è cominciata la visita romana del presidente a stelle e strisce, una visita di cui si parlava ormai da giorni nella Capitale, non solo per il prestigio del visitatore, ma anche per le imponenti misure di sicurezza adottate. In primis il divieto di sorvolo dello spazio aereo sui cieli di Roma e il controllo di tutte le aviosuperfici ed elisuperfici per prevenire eventuali azioni di disturbo durante lo svolgimento della visita. Sei zone rosse, agenti in borghese armati, i cosiddetti uomini ombra, cecchini sui tetti, agenti statunitensi… telefonini schermati e satelliti puntati sugli eventi.. 30 auto di scorta e otto motociclette per scortarlo negli spostamenti.. Insomma, Roma ha voluto fare bella figura e probabilmente c’è riuscita, perché a quanto pare Obama ha apprezzato tutte le tappe della mini vacanza lampo.

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Il giovedì del presidente Usa è iniziato con la visita in Vaticano e l’incontro con Papa Francesco. Quasi 50 minuti di colloquio iniziato con le parole: “Thank you, thank you”. Seguite da “É un grande onore per me. Sono un suo grande ammiratore. Grazie per avermi ricevuto”. Dopo il colloquio c’è stato uno scambio di doni tra i due, seguito anche da una piccola gaffe: l’astuccio che avrebbe dovuto restare aperto per mostrare le monete regalate dal Papa al presidente Obama sul più bello si è aperto, e le monete sono finite per terra! Subito monsignor Gaenswein le ha raccolte e rimesse a posto, ma di nuovo le monete sono finite in terra, tanto che Francesco è scoppiato a ridere. E il regalo di Obama al Papa? Una scatola di cuoio contenente dei semi (frutta e verdura!) provenienti dall’orto della Casa Bianca, al quale Michelle dedica parte del suo tempo libero per promuovere un’alimentazione sana, con tanto di invito a visitare il famoso orticello. Salutato il Papa il superblindatissimo corteo si è spostato al Quirinale (ameno luogo di appostamento per diversi cecchini), dove il Presidente della Repubblica lo ha ricevuto nella sala del Bronzino. Prima del faccia a faccia tra i due una cordiale stretta di mano, con tanto di sorrisi, poi i saluti alle due delegazioni e infine una “photo opportunity” davanti alle bandiere di Italia, Unione Europea e Stati Uniti. Il tutto è durato una ventina di minuti. Poi tutti a Villa Madama dove il padrone di casa, Matteo Renzi, ha aperto la conferenza stampa congiunta con queste parole: “É un grande piacere ospitarlo a Villa Madama. Tutti i giornalisti italiani sanno che Obama non solo è il presidente Usa: per me e la mia squadra è fonte di ispirazione”. Il colloquio ha toccato diversi argomenti: crescita, riforme, difesa, Marò, Expo…

Ma non sono mancate certo le contestazioni, come c’era da aspettarsi. Nel Vaticano, ad esempio, un uomo ha esibito un cartello con la scritta “Libertà per Leonard Peltier“. (Peltier è uno statunitense che si è sempre battuto per i diritti dei nativi americani; arrestato nel 1977, è stato condannato a due ergastoli per l’omicidio di due agenti dell’Fbi in Sud Dakota). La seconda contestazione è invece avvenuta davanti a Villa Taverna, dove alcuni manifestanti hanno esposto cartelli con la foto del volto-teschio di Obama, e con scritto “Capo della guerra permanente“. Altri dimostranti invece hanno sfilato lungo la strada con i cartonati dei satelliti-simbolo del Muos, il sistema satellitare che l’America ha costruito in una base vicino a Niscemi e che alcuni esperti reputano pericoloso. Continuando il tour romano, Obama si è recato, nel tardo pomeriggio, al Colosseo. Ovviamente la fermata omonima della metro era stata già chiusa da diverse ore, ed il traffico deviato, nonché scomparsi magicamente tutti quei simpatici furgoncini che vendono vettovaglie da turista. Ad accompagnarlo la direttrice tecnica Barbara Nazzaro che rispondeva alle domande del presidente, il quale è rimasto molto impressionato dalla sua prima visita nell’Anfiteatro Flavio: “Eccezionale, incredibile… è più grande di alcuni degli attuali stadi di baseball!”.
Con il Colosseo si va sempre sul sicuro, Roma ha fatto bella figura con l’America, ma con i romani come la mettiamo? Pinciano e Parioli blindatissimi, Quirinale sotto tiro dei cecchini, Villa Madama irraggiungibile, così come Colosseo e Fori. Camionette di polizia e carabinieri in bella vista su piazza Barberini, via del Tritone e Via Veneto (dove si poteva salire ma non scendere), numerose linee autobus ovviamente deviate, traffico in tilt e rallentamenti in tutto il centro. Per farla breve, una giornata, per tutti quelli che hanno dovuto attraversare la città, molto difficile, da dimenticare. Ma c’è stata anche una fetta di romani, quelli dal cuore più tenero, che si è appostata con fotocamere e telefonini alla mano nei luoghi caldi in cerca di una foto rubata di quest’uomo tanto potente e famoso, un’immagine da mostrare a parenti e amici accompagnata dalla frase: “Io c’ero“.

 

 

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