Plebiscito virtuale, al voto la secessione

Il Veneto è in rivolta, i cittadini sentono come troppo esasperata la pressione fiscale, aggravata dai provvedimenti della spending review e del fiscal compact,

i redditi non consentono di rispondere alle richieste dello Stato e i lavoratori si sentono prostrati e si dissociano dalle politiche di Roma. È forse una forma di nazionalismo ma la ragione politica non è quella preminente per la presunta richiesta di secessione, prevale l’aspetto culturale, etnico e territoriale in particolare, di un popolo che si è sempre sentito di frontiera, più serbo che italiano, un meltingpot con l’etichetta italiana. Un’Italia incapace, però di riconoscerlo e rappresentarlo pienamente, soprattutto dal punto di vista fiscale. Troppe tasse per un mercato del lavoro fondato sulla piccola e media industria da anni in perdita, la rivolta popolare sbandiera le morti di una guerra civile silente, dovuta alle banche rotte e ai fallimenti di imprese andate progressivamente in rosso, costrette a chiudere o a pesanti licenziamenti e riconversioni.

Sono diverse centinaia le morti suicide di imprenditori, operai e disoccupati in genere, la stima di cui si occupa l’osservatorio di Link Lab, è davvero allarmante: per il 2012 è di almeno due morti al giorno. I cimiteri del Veneto si riempiono di imprenditori suicidi, degna sepoltura, dopo aver perso la dignità. La rabbia dei cittadini è forte, si urla nelle piazze, ricalcando un certo velleitarismo di una destra forte al Nord-Est ma, se vogliamo, forse la più genuina, acclamano il referendum on-line per l’indipendenza del Veneto come un cyber plebiscito a cui rispondono due milioni di persone che votano per dissociarsi da questa Italia. La sinistra, però, si indigna e si oppone al risultato del referendum in rete, probabilmente manipolato dagli organizzatori e mette in dubbio i risultati. Eppure i voti bastano a stabilire un diffuso malcontento contro l’oppressione statale e evidenziare la rivolta fiscale contro le addizionali di Regioni e Comuni.

La sinistra stenta però a riconoscere che è forte il ‘grido di dolore‘ che si leva da questa regione, forse non è sufficiente a far valere l’annessione al Trentino Alto Adige, regione a Statuto Speciale e naturale estensione dell’Austria ( come fu per l’Anshluss di Hitler ), ma troppo bene organizzata e privilegiata da snobbare i rabbiosi contribuenti veneti. Repubblica boccia il plebiscito e grida alla corruzione del sistema Tosi in Veneto, mentre chi vive Roma guarda con ammirazione all’amministrazione Tosi: «comunque a Verona e dintorni le cose funzionano, è sempre meglio Tosi di Ignazio Marino!». La consultazione ha seguito i canali giusti, referendum virtuale, schede raccolte nei gazebo e voti telefonici, sulla falsa scia del M5S. Purtroppo però tutto questo è totalmente anticostituzionale e contrario alle istituzioni italiane, in particolare va contro l’indivisibilità della Repubblica italiana, articolo 5 della Costituzione. L’unica strada che rimane ai veneti è l’evasione fiscale!

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