Italiani senza sonno

Sguardo assente, paranoico, angosciato. Trevor Neznik alias Christian Bale, non dorme da un anno e si aggira nei cunicoli della sua esistenza con apparente incoscienza, tra la meccanicità della fabbrica e lo stato di alienazione, quasi allucinazione, che ormai possiede le sue giornate. La storia di Trevor, protagonista del film “L’uomo senza sonno”, seppur dai risvolti troppo drammatici, è ad oggi una preoccupante metafora del nostro presente.

Gli italiani non dormono più. Questo è quello che emerge da un recente sondaggio (Adnkronos Salute) secondo il quale 6 italiani su 10 soffrono di insonnia. Le cause principali di questo odioso disturbo, sono legate, come è facile prevedere, a problemi lavorativi. Chi ha un’occupazione ce l’ha, è angosciato dallo spettro continuo della perdita del posto o è oltremodo stressato dal dover conciliare ogni giorno gli impegni familiari, lavorativi, di vita. I pendolari ugualmente risentono di quegli affanni giornalieri: traffico, ritardi dei mezzi pubblici, treni che somigliano più a carri di bestiame pronto per la macellazione, che a veicoli preposti al trasporto umano e che rendono il suono della sveglia traumatico e prematuro. La notte non è di certo il luogo privilegiato del riposo per chi, rientrato al focolare ha ancora mille faccende da sbrigare. Tra i disoccupati c’è ovviamente chi il sonno lo ha perso da un pezzo per il pensiero fisso di dover rimettersi sul mercato, pena la morte sociale o chi è già morto di rassegnazione e non cerca più neanche un lavoro.

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I dati ufficiali infatti, parlano di un tasso di disoccupazione che si aggira intorno al 13%, ma la percentuale sale esponenzialmente, siamo al 24%, se si contano coloro che ormai non cercano neanche più uno sbocco e che oltre a non rientrare sulla piazza, non rientrano neppure nelle statistiche. E poi ci sono i giovani choosy e bamboccioni che hanno ormai superato la soglia del 40%. Seppur apparentemente questa non sia la sfaccettatura più preoccupante dei problemi legati al lavoro in Italia, è però un chiaro sintomo del clima di inerzia, insoddisfazione e preoccupazione che si respira passeggiando nel mercato occupazionale. Una forza lavoro stanca, depressa e sopraffatta dagli impegni, che livello di produttività può avere? Che scintilla può dare al motore ingolfato della macchina lavorativa italiana? Non resta che affidarci alle menti brillanti e volenterose, che per fortuna ancora popolano i nostri uffici e le nostre fabbriche, sperando che riescano a scacciare, almeno di notte, il corpo-fatasma di Trevor Neznik che pericolosamente si aggira nei sogni degli italiani.

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