Borse di studio per chi “torna subito”
Da cervelli in fuga a cervelli che tornano. “Torno subito” è, infatti, il nome del progetto promosso dall’assessorato alla Formazione della Regione Lazio, guidato da Massimiliano Smeriglio, e presentato dal governatore Nicola Zingaretti presso l’Università di Roma Tre.
Interamente rivolta ai giovani, l’iniziativa prevede stage fino a 8 mesi, in Italia o all’estero, finanziati dalla Regione al fine di far crescere professionalmente studenti universitari o laureati. Unica condizione: tornare al termine degli otto mesi “subito” in Italia, precisamente nel Lazio. Infatti a questa prima fase, seguono quattro mesi nel Lazio, in cui praticare le competenze acquisite applicandole al mondo del lavoro nel territorio regionale.
“Torno Subito”, finanziato con il Fondo sociale europeo per 5,4 milioni di euro, è dedicato agli studenti universitari o laureati, fra i 18 e 35 anni, residenti o domiciliati nel Lazio da almeno 6 mesi, che si trovano senza lavoro. Secondo i calcoli della Regione saranno circa 350 i ragazzi coinvolti nel progetto, ma non si esclude la possibilità di un numero maggiore.
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I ragazzi riceveranno una borsa di studio e di lavoro, necessaria a coprire costi di vitto, alloggio e mobilità, che varia a seconda della meta scelta. 1070 euro più volo di andata e ritorno se si scelgono gli Usa; 858 per la Danimarca; 682 per la Lombardia. Sempre durante la prima fase del progetto (il periodo di formazione fuori dalla Regione) viene finanziata l’iscrizione a corsi o master fino ad un massimo di 7000 euro. Una volta rientrati nel Lazio, i beneficiari del progetto riceveranno una indennità di 400 euro mensili. Ogni progetto potrà avere una durata massima di 12 mesi. Il bando è stato pubblicato sul Burl il 4 marzo, e le domande possono essere presentate a partire dal 25 marzo fino al 5 maggio.
Nicola Zingaretti si dice orgoglioso del progetto “che darà in prospettiva a 10.000 giovani l’opportunità di lavorare o studiare all’estero, ponendo loro anche un patto etico: di tornare e portare quello che hanno imparato nel Lazio”. Un primo passo per frenare la famosa, quanto crescente, fuga di cervelli è stato fatto. Quanto questo progetto limiterà il fenomeno, rimane un dubbio. E’ pur vero che, se ci fosse nel nostro paese la reale ed effettiva possibilità di crescere e formarsi professionalmente, quei tanti cervelli volati in Europa e nel mondo sarebbero forse già di ritorno.