Siria, negoziato confuso per le suore rapite a Maalula
Sarebbero in via di rilascio le 13 suore rapite per mano dei miliziani siriani lo scorso 2 dicembre a Maalula, il piccolo villaggio arroccato alle porte del Libano. Secondo quanto divulgato dai media locali, la liberazione potrebbe avvenire in cambio del rilascio di oltre cento donne detenute in alcune carceri siriane. Un gruppo di jihadisti si era introdotto nel convento di Santa Tecla poco distante da Damasco, poi dopo poco il video delle testimoni diffuso da Al Jaazera.
Nonostante i numerosi attacchi, le suore non avevano voluto lasciare il villaggio, e durante la prima ripresa avevano affermato di stare bene e di ricevere attenzioni da parte dei ribelli, chiedendo poi la cessazione del fuoco su chiese e moschee. Poi la precisazione di non essere state rapite, bensì evacuate dal monastero a causa degli innumerevoli bombardamenti e di essere portate in una zona sicura.
A quasi un anno invece dal rapimento di due religiosi nel confine con la Turchia, non giungono notizie incoraggianti. Si tratta degli arcivescovi Yohanna Ibrahim e Paul Yazigi presi in ostaggio la scorsa primavera al rientro da una spedizione a scopo umanitario. Stessa sorte per padre Paolo Dall’Oglio,il gesuita romano di 58 anni scomparso la scorsa estate nel nord della Siria e di cui non si hanno notizie certe. Conosciuto per aver rifondato nella Siria degli anni 80’ una comunità cattolico-siriaca e per il suo impegno nel dialogo interreligioso con il panorama islamico. Ma il suo forte attivismo già nel 2011 aveva provocato la minaccia dell’espulsione dal paese, avvenuta nell’anno successivo, per ritornarvi poi nel 2013 per tentare la pacificazione tra gruppi di curdi e jihadisti, poi il vuoto. Così, nelle varie città italiane sono state organizzati incontri di preghiera per ricordare ma soprattutto per non dimenticare il suo operato volto al dialogo.