News – La grande bruttezza

Carlo Verdone mi dice che dal suo balcone al Gianicolo vede già «il buio del magnifico fallimento della mia città, una nuvola di depressione».

È la stessa che io respiro a Termini già alle 6 del mattino con il puzzo d’orina che si sprigiona dall’ultima uscita della metropolitana e si diffonde, unica fragranza in mancanza di ponentino, sul piazzale dove si staglia l’orrenda statua di Papa Wojtyla che è romanissima arte per amicizia e non per valore estetico. Verdone nota con dolore che «mentre a Los Angeles si celebra la Roma metafisica di Sorrentino, qui fallisce quella fisica». E prevede che, alla fine, «quando saranno finiti anche i 750 milioni che sono stati stanziati adesso, venderanno Roma ai cinesi come hanno fatto in Kenya». «Venderanno Roma agli asiatici e Pompei ai tedeschi. Quelli sanno come intervenire. Noi facciamo solo eventi e niente interventi».

 

Dunque leggiamo, io e Verdone, il tempo dello stesso fallimento di Roma ognuno nel suo spazio. […] Racconto a Verdone che oggi, a Termini, sulla parete di un’edicola ho annotato un nuovo orribile scarabocchio decifrabile come «Marino sei un fallito», firmato dal graffitaro Lash Dirty Ink, che ha persino un sito Internet dove esibisce i tatuaggi. Commenta Verdone: «Ne prendessero uno, almeno una volta. Certo, questi sono dei gran maleducati, ma gli educatori, a Roma, dove stanno? ».

Ne parlo con Massimiliano Tonelli che dirige il giornale online romafaschifo.com ed è un grido d’amore così esasperato da capovolgersi in dannazione. Il sito è la modernizzazione della statua di Pasquino dove venivano postati, come i file di oggi, i pizzini di denunzia che allora si chiamavano cartigli. […] Dice Verdone: «In tutta Europa hanno eliminato i graffiti tranne a Roma dove sono tutti artisti imbrattatori, tanto restano impunti». […]
Sulla via Nazionale passo davanti al piccolo Eliseo e all’Eliseo. I teatri a Roma sono luoghi di ricreazione per la terza età, quando va bene. E il teatro Valle è diventato il «centro sociale» degli artisti che lo hanno requisito. […]

Nella bellissima piazza Lovatelli, dove ha sede la Sovrintendenza, si può scoprire persino che è vero quel che mi dice Tonelli e cioè che «è stato divelto il palo che segnalava l’isola pedonale, è stata rotta la catena e ora beatamente parcheggiano le auto tutti quelli della Sovrintendenza». E per me è questo il segno più romano del fallimento di Roma. Conclude Verdone: «È una città tutta sbagliata, biglietto da visita di un Paese tutto sbagliato. Sorrentino è stato bravo perché ha rimosso tutti i segni del fallimento mostrando che sotto c’è sepolta la grande bellezza» (Francesco Merlo, fonte Repubblica).

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