Alexis Tsipras: speranze, aspirazioni e velleità della sinistra europea

Si chiama Alexis Tsipras, è giovane, classe 1974, determinato e telegenico. E’ il candidato dell’ SE (Partito della Sinistra Europea) alla presidenza della Commissione UE alle elezioni europee di maggio 2014.

La sua candidatura nasce nella fase ormai matura della crisi del continente e della moneta unica, con l’obiettivo di aggregare una forza continentale a partire dalle molte forze politiche e sociali a sinistra del PSE. Tsipras è greco, proviene cioè dalla nazione dove la Troika ha avuto maggiormente mano libera, la disoccupazione e la recessione sono più devastanti e le forze di estrema destra vedono crescere maggiormente i propri consensi. In Grecia il centro-sinistra e il centro-destra tradizionali, PASOK e Nuova Democrazia che per anni si sono spartiti la stragrande maggioranza dei consensi elettorali, vivono una crisi ancora maggiore dei loro omologhi italiani, a causa degli altissimi livelli di corruzione, dei continui scandali e soprattutto dell’acquiescenza ai diktat della Troika e all’applicazione spietata delle politiche di austerità. Nella fuga di voti apparentemente inarrestabile che colpisce i due partiti maggiori SYRIZA, il partito di cui Tsipras è leader, sembra rappresentare l’unico argine possibile alla crescita dei consensi di Alba Dorata, forse già a maggio, il primo partito di stampo esplicitamente nazista a conquistare seggi nel prossimo Parlamento Europeo.

 

In Italia la candidatura di Tsipras sarà appoggiata dalla lista ‘L’altra Europa per Tsipras’, il cui sito è stato lanciato a partire da un appello sottoscritto da personalità della “società civile” (termine che in Italia ha ormai smarrito l’accezione gramsciana sia in senso orizzontale, allargamento del consenso, sia in senso verticale, raggiungimento dell’egemonia culturale e politica), tra cui Barbara Spinelli, Andrea Camilleri e Paolo Flores D’Arcais. Lo stesso appello è stato poi sottoscritto da Furio Colombo, Luca Casarini, Moni Ovadia, Carlo Freccero, Giulietto Chiesa, Sylos Labini e molti altri, con la partecipazione tra le forze politiche di Rifondazione Comunista di Paolo Ferrero (già aderente dell’SE) e Azione Civile di Antonio Ingroia. Proprio Ferrero, via tweet, nei giorni scorsi ha invitato più volte Civati (alle prese con l’ennesima dissidenza verso un governo a guida PD, senza che si decida ad uscire dal partito) ad unirsi alla lista per Tsipras. Aperture e apprezzamenti sono giunti anche da Vendola e da SEL, che hanno incontrato Tsipras a febbraio.

Il programma di Tsipras è a suo modo ambizioso visto l’attuale orientamento delle maggiori forze politiche europee: un piano Marshall di solidarietà verso i paesi della periferia europea, una Costituzione scritta dal Parlamento Europeo e non dai governi, no al fiscal-compact, trasformazione del mandato della BCE dal mero controllo dell’inflazione a quello di Banca Centrale sul modello FED e BoE, progettazione e attuazione di una politica estera europea indipendente dagli Usa e dalla PAX Americana.

Dando per scontato le critiche da destra e dal centro (partiti socialisti inclusi), la lista di Tsipras in Italia è già stata bocciata da diversi esponenti ‘non di destra’ del fronte anti-EURO, come il filosofo marxista Diego Fusaro e l’economista di orientamento neo-keynesiano Alberto Bagnai. La critica principale è che non si può essere contro l’austerità senza essere contro l’Euro, in quanto la prima rappresenta la diretta (e premeditata) conseguenza del progetto eurista ed euro-liberista.

Forse è di nuovo qui il punto debole della sinistra europea in generale e di quella italiana in particolare, il tentativo di costruzione artificiosa di un orizzonte ideale che prescinda dalle reali condizioni politiche, il ‘niet’ del governo tedesco, e dalle evidenze economiche, l’instabilità strutturale dell’Euro denunciata ormai da diversi Premi Nobel, una moneta che fa intrinsecamente perno sulla competizione salariale al ribasso e sulla meridionalizzazione dei paesi periferici. Aspirazioni che cozzano con la realtà dei fatti, ideologia (“vestito di idee”, Ideenkleid) per dirla con Marx, una delle cui principali lezioni sembra essere costantemente misconosciuta dai suoi presunti eredi ed esegeti.

di Daniele Trovato

 

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