Un “Codice Rosa” per le violenze

Si chiama Codice Rosa ed è la nuova procedura di pronto intervento che permetterà al personale sanitario di intervenire in maniera più specifica e immediata in favore di tutte le donne vittime di violenza. I pronto soccorso della Regione Lazio stanno dunque provvedendo, insieme a quelli delle altre regioni, all’attivazione del nuovo protocollo medico che ha come fine quello di avviare un percorso di guarigione che vada oltre le cure fisiche.

Ne aveva dato l’annuncio, lo scorso ottobre, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, in occasione del IV convegno Great Network tenutosi presso la Scuola Superiore di Polizia. In quella sede, il Ministro ha assicurato l’immediata messa a punto di un protocollo d’azione, nato dalla collaborazione tra il Ministero della Salute, dell’Interno, della Giustizia e delle Pari Opportunità, da avviare in tutti i pronto soccorso nazionali per dare un supporto concreto a tutte le vittime, per non lasciarle sole.
Nelle strutture sanitarie adibite al pronto intervento dunque, oltre ai codici bianco, verde, giallo e rosso, il personale medico potrà assegnare un Codice Rosa.

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Vediamo nel dettaglio la procedura specifica di intervento. Una volta attribuito il codice, le pazienti vittime di violenza saranno trasferite in appositi reparti, nei quali solo il personale medico e gli agenti di polizia potranno avere accesso per consentire una maggiore tutela della privacy. Oltre alle cure fisiche, il protocollo prevede un’assistenza anche al di fuori delle corsie ospedaliere mediante il sostegno gratuito da parte di psicologi, assistenti sociali ed avvocati. Nei casi ritenuti più gravi o quando sussiste il rischio del reiterarsi delle violenze, è prevista una permanenza temporanea nei centri antiviolenza o nelle case rifugio per le donne maltrattate che si occuperanno anche di inserire le vittime in percorsi di orientamento. Per le donne straniere è previsto inoltre l’affiancamento da parte di interpreti specializzati.
Una tale mobilitazione naturalmente richiede il coordinamento tra tutti gli enti che dovranno sostenere le donne nei vari momenti dell’iter di guarigione e reinserimento, ma soprattutto una formazione specifica da parte sia del personale medico (che dovrà essere in grado di riconoscere il protocollo specifico da attuare, sopratutto in quei casi in cui le pazienti siano reticenti a confessare l’origine dei loro mali fisici e psicologici) sia delle forze di polizia. A tal proposito l’assessore alle Pari Opportunità e Sicurezza della Regione Lazio Concettina Ciminiello ha espresso la volontà di avviare <<corsi di formazione per promuovere le conoscenze, condividere le procedure operative, sviluppare la collaborazione fra i vari gruppi operativi, per rispondere in modo efficace a questo terribile fenomeno>>.

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