Basket: Dimostrazione di forza
Netta vittoria di Miami sul campo di Oklahoma, i Big Three regalano spettacolo, ma LeBron James esce per una botta al naso. Non è bastato ai Thunder il rientro di Westbrook. Il mercato si è chiuso senza grosse novità, mentre per Belinelli prosegue l’onda lunga dell’All Star Game.
Nella sfida diretta fra le due squadre più forti della lega (San Antonio ed Indiana permettendo) e tra i due campioni più dominanti del pianeta basket (qui non esistono dubbi), Miami ha vinto 103-81 a Oklahoma City e James ha mostrato a Durant di non avere intenzione di mollargli lo scettro di Mvp.
Nel corso di un’intervista a NbaTv, LeBron aveva lasciato qualche dubbio circa la sua permanenza a South Beach, ma ora la sua attenzione è focalizzata al massimo sugli Heat e stanotte lo ha pienamente dimostrato con un avvio eccezionale, 14 punti frutto di un 7/8 dal campo nei primi 5′, che uniti alle nove palle perse dei Thunder nel primo quarto hanno consentito ai detentori dell’anello di accumulare subito un vantaggio importante. Oklahoma ha chiuso il primo tempo sul -7, ma i primi sette minuti della ripresa hanno rappresentato un autentico show dei Big Three ed il margine accumulato non è stato più intaccato in modo significativo. A 6′ dal termine il fattaccio: LeBron salta per schiacciare, Ibaka lo colpisce con una gomitata tentando di contrastarlo, il Prescelto conclude ugualmente a canestro, ma poi crolla a terra col naso sanguinante e viene fatto uscire dal campo. Nelle prossime ore verranno compiuti gli accertamenti, resta lo spavento ma anche la grande prestazione, 33 punti (uno al minuto), 24 più 10 assist di Wade e 24 di Bosh, 81 in tre come tutta Oklahoma. Coach Brooks ha ritrovato Westbrook dopo due mesi di assenza, ma Durant è stato limitato dall’ottima difesa di Shane Battier. {ads1} Golden State interrompe la serie di otto successi di Houston battendola ad Oakland dopo un supplementare. David Lee e Stephen Curry firmano 28 e 25 punti, la difesa di Jermaine O’Neal costringe Dwight Howard ad una serata litigiosa con il canestro. Non bastano ai Rockets i 39 punti di James Harden. I Warriors sono ora ad un soffio di distanza dal sesto posto ad Ovest, occupato da Phoenix.
Fuori da qualunque discorso post-season è invece Denver, che ha disposto senza affanni di Milwaukee. I Bucks proseguono nella sequela di sconfitte, 44 in 54 gare, peggiore record nella lega.
Non si sono ancora spenti i fuochi dell’All Star Game, la vittoria dell’Est, il record complessivo di punti – frutto di difese piuttosto allegre – il premio di Mvp assegnato a Kyrie Irving, ma soprattutto dalla prospettiva italiana il successo di Belinelli nella gara da tre. Travolto da complimenti ed attestati di stima, Marco non si è distratto disputando in settimana due ottime partite, 20 punti sia con i Clippers che con Portland, vittorie preziose per San Antonio, capace di ovviare ad alcune assenze importanti.
Momento difficile invece per Bargnani, sempre alle prese con un infortunio al gomito dai tempi di rientro indefiniti e bollato da Forbes come il giocatore più strapagato in NBA.
Si è concluso senza lampi il mercato, Rondo è rimasto a Boston malgrado la corte di Houston, i Lakers si sono tenuti Gasol in attesa di capire che farne in estate. Il trade più importante è stato effettuato sull’asse Filadelfia-Indianapolis: i Pacers hanno ceduto l’acciaccato Danny Granger in cambio di Evan Turner, più giovane e dal contratto meno oneroso.
A proposito di Sixers, in settimana si è aggregato per due giorni ai loro allenamenti Kevin Grow, il 18enne affetto dalla sindrome di down capace ad inizio febbraio di realizzare quattro triple in due minuti nel corso di una gara del suo liceo, la Bensalem High School. Una bella storia, di quelle che ogni tanto il mondo luccicante dell’NBA riesce a regalare.