Utopia for sale? Il Maxxi celebra Allan Sekula
Due lavori di Allan Sekula come punto di partenza per una riflessione sul tema della globalizzazione, economica e culturale. Il Maxxi dedica all’artista americano recentemente scomparso la nuova mostra ospitata fino al 4 maggio in Galleria 5.
Fotografo e filmaker, Sekula ha indagato con realismo critico la contemporaneità nei suoi effetti più torbidi ed ipocriti, raccontando il retroscena alientante dei grandi paesaggi industriali e facendo così del suo lavoro il manifesto scomodo di un’epoca. Il 90% dei beni di consumo globali viaggia sulle mastodontiche, ma “invisibili”, navi cargo filmate in The Forgotten Space (2010), l’epico saggio cinematografico che nei primi anni 2000 ha dato voce agli operai che lavorano ai margini del commercio globale. In Fish Story (1989-95) l’oceano diventa emblema e complice inconsapevole della spasmodica macchina del consumismo mondiale, rendendosi rotta per le “geografie immaginarie e materiali del mondo capitalistico avanzato“. Nel percorso espositivo, accanto alle opere del regista, le installazioni di alcuni degli artisti più noti nel panorama artistico mondiale, in particolare orientale, e le preziose fotografie tratte dalle collezioni del MAXXI Arte e MAXXI Architettura, tra cui diversi disegni di Pier Luigi Nervi. C’è Genova con i suoi cantieri navali ritratti da Gianni Berengo Gardin, e l’ex Italsider e Bagnoli nelle foto di Libero De Cunzo. Al centro del video Whose Utopia? (2006) dell’artista cinese Cao Fei c’è lo stabilimento Osram China Lighting di Guangzhou con i suoi operai, il loro quotidiano e i loro sogni. Consumption (2011) della pechinese Li Liao racconta la realtà dissociata in cui quotidianamente vivono i lavoratori di una nota fabbrica di iPad mini, la sua installazione è il risultato di 45 giorni di lavoro alla catena di montaggio. {ads1}
In un epoca di vorticosi cambiamenti economici, sociali e culturali il Maxxi fa la conta dei danni catastrofici provocati dalla globalizzazione, senza soprassedere al mea culpa del mondo dell’arte contemporanea, spesso parte integrante del sistema consumistico (Lot 248, Amie Siegel, 2013)”Ai nostri giorni” spiega direttore artistico del Maxxi Hou Hanru, curatore della mostra insieme a Monia Trombetta “l’idea originale e l’estetica di progetti idealistici di ricostruzione della società come la Cité Radieuse di Le Corbusier in Francia, o Corviale di Mario Fiorentino in Italia, sono stati svuotati, sul piano ideologico, etico e pratico mediante la loro gentrificazione e mercificazione. Ciò che rimane sono le reliquie di quegli ideali e sperimentazioni, messi all’asta per i profitti di pochi” L’utopia del potere monetario sta rapidamente sostituendo l’utopia del bene sociale?