Italicum rinviato ma Renzi guarda a Palazzo Chigi
Doveva essere realizzata nei primi 100 giorni di governo Letta. Di fronte al nulla di fatto Renzi aveva sbandierato che l’avrebbe portata in Aula entro il 31 gennaio. L’11 febbraio siamo ancora qui a ricorrerla: la legge elettorale si allontana con un guizzo, il voto slitta al 18 febbraio ma l’altolà è una spinta in più per la staffetta di Renzi.
La chimera è quell’inafferrabile mostro mitologico nato dalla fusione di parti del corpo di animali diversi, un po’ come quest’Italicum che ha preso forma dall’incontro tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. A colpi di modifiche questa creatura è sempre più deforme e lontana dal vedere la vita. 450 emendamenti gravano su di essa, molti dei quali sono però “tattici” e potrebbero essere ritirati. Lunedì in tarda serata sono stati presentati gli ultimissimi emendamenti da parte del presidente della Commissione Affari Costituzionali Francesco Paolo Sisto (Forza Italia) e i partiti di minoranza hanno chiesto più tempo, in modo da poter presentare dei sub emendamenti. Così, dietro decisione della conferenza dei capigruppo, l’esame della riforma della legge elettorale salta anche questo appuntamento e slitta di una settimana, come se questi ultimi anni non fossero bastati.
Sisto si è mosso in zona cesarini e giustamente per sbarrare il passo a modifiche unilaterali si è dovuto provvedere con l’ennesimo dilatamento dei tempi. I tre emendamenti prevedono la nuova soglia del 37% per ottenere il premio di maggioranza, lo sbarramento del 4,5% al di sotto del quale non si ottengono seggi e un nuovo meccanismo di assegnazione dei seggi nei diversi collegi. C’è confusione sull’individuazione di questo algoritmo ma la vera domanda sottesa sembra essere: si tratta di un rinvio tecnico o politico? É tecnico per il Pd, politico per il M5S. Renzi dal canto suo sa che la legge elettorale è uno strumento potente che ha tra le mani e forse non ha tutta questa fretta di licenziarlo mentre al governo c’è ancora Letta. Tanto più che l’ombra di Renzi è sempre più imponente a Palazzo Chigi, a giudicare dal lungo tête-a-tête avuto con Napolitano.
Adesso la tensione è tutta su quello che succederà nelle prossime ore. Il voto sulla legge elettorale è slittato al 18 febbraio è vero, ma il direttivo Pd dedicato al governo è anticipato al 13 febbraio. Al centro dell’incontro l’Esecutivo e la sua capacità di realizzare le riforme. Dunque la questione di tenuta del governo scavalca quella elettorale e diventa predominante. Arrivare a quell’appuntamento in queste condizioni è la situazione ottimale per il segretario Pd che brandisce come una spada le sue dichiarazioni: «La batteria del governo è scarica, dobbiamo decidere se va ricaricata o cambiata. All’esigenza di tenere insieme legge elettorale e riforme non basta rispondere con un emendamento. La domanda è: il governo così com’è aiuta le riforme o no?». Il patto di non belligeranza sembra stia per sfumare e in questo contesto la legge elettorale più che una priorità continua ad essere trattata come un pretesto.