Houston, abbiamo una squadra

Sesta vittoria consecutiva per Houston, che si propone come alternativa di alto livello ad Ovest. Sorprende Detroit, alla prima col nuovo allenatore, ma per Datome la musica non cambia. Pronto riscatto di Indiana, Filadelfia cola sempre più a picco. Il campionato è entrato nella settimana dell’All Star Game

E’ presto per dire se nel Texas orientale si rivivranno i fasti degli anni ’90, quelli di Hakeem Olajuwon e del doppio anello, ma Houston sta diventando una compagine temibile, in grado di tenere testa alle favorite per il titolo. Cinque giocatori in doppia cifra nella gara di Minneapolis, a brillare fra tutti Dwight Howard, immarcabile in zona pitturata con 15 rimbalzi. I 20 punti di Parsons avranno fatto felice il suo omonimo, l’attore della popolare serie “The Big Bang Theory”, grande tifoso dei Rockets, mentre Jeremy Lin sarà pur lontano dai clamori della Linsanity Era, ma ha trovato il modo di piazzare sette assist.
Ad Est resta serrata la corsa all’ottavo posto, che garantisce l’ultimo accesso ai playoffs ma anche una sicura lezione al primo turno da Indiana o Miami. Al momento Charlotte e Detroit sono appaiate: i Pistons hanno saputo raggiungere i rivali grazie al sorprendente successo su San Antonio, con John Loyer all’esordio in panchina. L’esonero di Maurice Cheeks, che aveva ottenuto due vittorie in fila ma non era parso in grado di valorizzare il potenziale della squadra, aveva alimentato in Italia la speranza di un maggiore utilizzo per Datome. Invece Gigi è rimasto ancora una volta a guardare i suoi compagni, ammirando Brandon Jennings, top scorer con 21 punti e Greg Monroe, capace di catturare 10 rimbalzi. Rimarchevole ma inutile la prestazione del dirimpettaio azzurro Belinelli, miglior marcatore con 20 punti degli Spurs in una serata opaca al tiro sia per Parker che per Duncan. La frattura alla mano costringerà Leonard a restare fuori un altro paio di settimane e nemmeno per Ginobili il rientro sembra imminente. {ads1}Indiana cancella la sconfitta di Orlando travolgendo Denver, rimaneggiata e largamente inferiore. David West fa capire da subito l’aria che tira sul parquet, 17 punti nel primo quarto. I Pacers mantengono un buon vantaggio su Miami, fondamentale per garantire loro il fattore campo favorevole nel caso del quasi certo confronto nella finale di Conference.
Toronto non sorprende più, terza ad Est dietro ai colossi, batte New Orleans con Patrick Patterson autore della migliore prova stagionale.
Marreese Speighs e Golden State infliggono a Filadelfia l’ennesima umiliazione. Il centro trova la serata della vita, mette 12 dei primi 13 tiri chiudendo con 32 punti, massimo bottino in carriera. Quanto ai derelitti Sixers, settima sconfitta consecutiva, stanno ormai palesemente attendendo il draft, ma è sconfortante veder cadere così in basso una franchigia tanto gloriosa.
A proposito di blasonate, Boston batte Milwaukee, peggiore squadra della lega, mantenendosi a breve distanza dalla famosa ottava piazza ad Est. Obiettivo raggiungibile se Rajon Rondo ritroverà la piena efficienza – ieri era a riposo – e se Jeff Green ripeterà prestazioni come quella di ieri (29 punti).

Nel weekend si svolgerà a New Orleans la 63a edizione dell’All Star Game. Nella gara da tre punti parteciperà Marco Belinelli, che dovrà vedersela tra gli altri con Damian Lillard, primo giocatore a partecipare a tre eventi individuali nella stessa edizione (sarà anche nella gara delle schiacciate e nello Skills Challenge).
Sarà assente come noto Kobe Bryant, che ha però confermato l’intenzione di tornare al più presto, malgrado la stagione dei Lakers sia ormai compromessa.

 

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