Ricette per mordere la vita al Teatro dell’ Orologio
Puntualità, motivazione, efficienza e buonsenso sono gli ingredienti che abbiamo scelto per vivere in pace con la nostra coscienza. In una sola parola “servilismo”, secondo il provocatorio drammaturgo Rodrigo Garcia, che nello spettacolo Note di cucina, in scena a Roma fino al 16 febbraio, interroga la nostra anima sulla vera ricetta per una genuina felicità.
Il testo Note di cucina, pubblicato nel 1995, attacca con amara ironia la voracità con cui addentiamo la nostra vita frenetica, senza mai sentirne il sapore. Il regista Giuseppe Roselli trasforma per l’occasione il palco del Teatro dell’Orologio in un angolo cottura, in cui il cibo diventa l’emblema di una civiltà consumistica che tutti mastichiamo con la stessa fretta, senza preoccuparci se la ricetta sia quella giusta: nel pieno degli anni ’90 lo scrittore spagnolo riflette sull’inesorabilità con cui la nostra anima scende a patti col tessuto sociale contemporaneo, lasciandosi plasmare dalla formula prestabilita che prevede matrimonio, carriera, e figli, senza concedersi il tempo di fare troppe domande. Ma “Il pianeta è zona d’esperimenti, è un mondo improvvisato. I sistemi di ordine sociale, le teorie politiche sono solo apporti alla confusione. Ogni sistema riduce, ed è assurdo ridurre qualcosa che non ha nè capo nè coda.” L’ambiente domestico, con le sue routine e i suoi momenti immobili, diventa così il posto ideale per trovarsi alla resa dei conti: spezzare le verdure in solitudine con lo sguardo fisso sul piano cottura costringe a fermarsi, e fermarsi significa riflettere. In scena due uomini e due donne (Giancarlo Fares, Alessandro Porcu, Sara Greco Valerio e Raffella Cavallaro) vomitano in un flusso di coscienza una vita ingerita a forza e mal digerita, ritagliandosi monologhi introspettivi e intrecciandosi in nevrotici litigi di coppia: “si finisce per crederci che uno ama i propri cari! Il matrimonio è come il sevizio militare: a un certo punto si fa per dovere!“. {ads1}
I ritmi frenetici dello spettacolo giocano a sfavore dei complicati (ma divertentissimi) giochi di parole con cui è costruito il testo: la sfida per il pubblico è non lasciarsi sfuggire nessuna allegoria. Note di cucina è un opera catartica, a tratti illuminante, che fa ridere e subito dopo fa abbassare lo sguardo, perché, volente o nolente, scova quei taciti tormenti che ci accomunano tutti, mentre spezziamo le verdure. Garcia lascia intravedere a margine la possibile scorciatoia del cinismo. Troppo facile. Spiega Raffaella “Da bambina stai a bocca aperta, inginocchiata sul sedile posteriore dell’automobile, con il naso schiacciato contro il finestrino” curiosa e sempre meravigliata del mondo. Come si diventa un fascio di nervi tesi a cui colleghi e amici rimproverano “sei molto nervoso, e farai una brutta fine!” ?