Rapporto Onu: pedofilia e Vaticano

foto- Vaticano-4L’Onu, in quanto organismo garante dei diritti dei minori, ha denunciato con un rapporto reso pubblico le politiche non efficaci che, negli ultimi anni, non hanno fermato da parte di religiosi gli abusi sui minori. Un rapporto quello stipulato dall’Onu in cui si evince come moltissimi preti, accusati anche soltanto di pedofilia, non siano stati effettivamente sollevati dal proprio incarico, come invece è accaduto in altre parti del mondo.

Ed è pesantissima l’accusa nei confronti del Vaticano, soprattutto in un periodo storico teso come questo. L’intento è quello di accendere di nuovo l’attenzione su un tema delicatissimo come quello degli abusi sui minori e su tantissimi ragazzi da parte di religiosi, per arrivare a provvedimenti reali e, dunque, alla rimozione immediata dei responsabili di quegli atti. Si pensa che in un periodo come quello in cui viviamo, fatto di crisi, recessione e debiti, ci sia almeno “chiarezza” sullo scenario religioso. Ma così non sembra, anzi. La richiesta esplicita è quella di rimuovere immediatamente dal proprio incarico chi ha commesso abusi sessuali su bambini, o anche chi ne è semplicemente sospettato. Il Vaticano, secondo l’Onu, fino ad ora ha adottato politiche e pratiche che avrebbero portato al proseguimento di moltissimi abusi, lasciando i reali colpevoli impuniti. La replica del Vaticano rispetto ad accuse del genere non si è fatta attendere. La Santa Sede ha compreso le segnalazioni e le osservazioni conclusive dell’Onu, esprimendo però l’intento da parte dell’organismo garante dei diritti dei minori di “interferire nell’insegnamento della Chiesa cattolica sulla dignità della persona umana e nell’esercizio della libertà religiosa”. Il Vaticano sembrerebbe aver parlato di vere e proprie “interferenze”. La Santa Sede ha comunque reiterato il suo impegno in difesa dei minori.

Il rapporto è stato redatto dopo un’indagine condotta il mese scorso con audizioni pubbliche di alti esponenti vaticani. Al centro di quelle audizioni si parlava dell’applicazione della Convenzione Onu sui diritti del bambino. “La Commissione – si legge nel documento diffuso a Ginevra – è profondamente preoccupata che la Santa Sede non abbia riconosciuto l’estensione dei crimini commessi, che non abbia preso le misure necessarie per affrontare i casi di abusi sessuali sui bambini e proteggerli, e che abbia adottato politiche e pratiche che hanno condotto alla continuazione degli abusi ed all’impunità dei responsabili”. Nel rapporto si ricorda che i responsabili degli abusi sono stati spostati di parrocchia in parrocchia “in un tentativo di coprire questi crimini”. E ancora: “A causa di un codice del silenzio imposto su tutti i membri del clero, sotto la pena della scomunica, i casi di abuso sono stati anche difficilmente riferiti alle autorità giudiziarie nei Paesi in cui sono stati commessi”. Infine l’Onu, con il medesimo rapporto, implica anche una rivisitazione relativa alla posizione del Vaticano sull’aborto; per voce del Comitato per i diritti dei bambini, chiede al Vaticano di considerare l’ipotesi di aborto in casi eccezionali: “Necessario rivedere la propria posizione sull’aborto quando è a rischio la vita e la salute delle donne incinte e a identificare circostanze in cui l’aborto possa essere ammesso” si legge nel rapporto. Secondo l’organismo delle Nazioni Unite, poi, la commissione creata a dicembre da Papa Francesco dovrebbe indagare su tutti i casi di abuso e “sulla condotta della gerarchia cattolica nell’affrontarli”. La Santa Sede viene inoltre esortata a “valutare il numero di bambini nati da preti cattolici, scoprire chi sono e prendere tutte le misure necessarie per garantire i diritti di questi bambini a conoscere e ad essere curati dai loro padri”.

 

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