Roma capitale di droga e mafia

Esteso, complesso, multiculturale e in gran parte invisibile: questo é il sistema della droga a Roma ed é così che le mafie succhiano il sangue nella Capitale.

L’associazione daSud ha presentato il libro Roma tagliata male a cura di Danilo Chirico, un’opera collettiva che <<esprime un punto di vista, scevro da pregiudizi, sulla città e le sue trasformazioni determinate dalle droghe e dalle mafie>>; una raccolta di informazioni, inchieste e testimonianze che prova a fare luce su un sistema ancora poco conosciuto, ricostruendo gli innumerevoli passaggi della merce, i luoghi e le persone coinvolte. Il libro è stato presentato presso il Teatro Centrale Preneste, nel quartiere Pigneto, una tra le zone più difficili in tema di droga che, insieme alla creazione di un’isola pedonale e alla nascita di locali della movida, ha portato con sé orde di “pesci piccoli”, spacciatori di quartiere, molto spesso immigrati che per pochi euro vendono cocaina e derivati della cannabis anche in pieno giorno, sotto gli occhi spaventati e arrabbiati dei residenti. Il vicesindaco Luigi Nieri non ha avuto, certo, parole di speranza per i residenti del Pigneto in particolare e dei cittadini tutti. Dopo aver dichiarato che ormai <<San Basilio è perso>> rendendolo un quartiere dove anche sperare non è più consentito, ha affermato che si sente sconfitto: <<Il progetto Pigneto é un fallimento, abbiamo fatto il Cinema Aquila, l’isola pedonale poi si, ci sono stati gli anni di Alemanno ed è fallito.>> Diverso invece l’intervento della deputata SEL e Segretaria del Consiglio d’Europa, Celeste Costantino, che pone la cultura al primo posto nella lotta alle mafie: utile l’emendamento approvato e nato da una proposta di daSud, che prevede l’utilizzo del 3% dei beni confiscati per il diritto allo studio. La deputata ha inoltre espresso il desiderio di eliminare il reato di clandestinità, smantellare la Legge Fini-Giovanardi, eliminare l’antiproibizionismo attraverso lo sviluppo dell’autocoltivazione ed inserire il reato di tortura perché non ci siano più storie come quella di Stefano Cucchi.

 Quello romano <<è uno scacchiere criminale tradizionalmente complesso e fortemente parcellizzato>> e il mercato della droga, grazie alla sua vasta rete di persone, sembra essere tre volte più grande rispetto a Milano. La presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi ha garantito che la Commissione ha già aperto un focus su Roma, in quanto sembra esista un “modello Roma” delle mafie che va capito; bisogna secondo Rosy Bindi <<combattere prima di tutto l’omertà di chi ne ha un ricavo, valutare l’impatto sulla legislazione antimafia nel Paese, fare una legge sulla corruzione e sui reati finanziari perché fino ad ora sono state fatte per una certa persona ed intervenire su imprese, amministrazioni ed enti locali. Se una giunta viene sciolta per infiltrazioni mafiose, non possono essere rielette quelle stesse persone.>> Conclude la Bindi affermando che non serve svuotare le carceri ma bisogna iniziare <<una vera riflessione culturale, dove la legalità é il principio ordinatore della vita e dello Stato.>>

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