Lo Stato dell’Unione nel 2014
Vado a vedere il discorso di Barack Obama sullo Stato dell’Unione a casa di alcuni attivisti del Partito Democratico nell’ Upper West Side. Vengo a sapere dell'”Union Watch Party”, uno dei tanti incontri organizzati dai simpatizzanti del partito, grazie alla newsletter a cui ho sottoscritto sul sito http://www.barackobama.com.
L’email ha la firma di Sara El-Amine, il Direttore Nazionale di Organizing for Action, l’organizzazione senza scopo di lucro a sostegno dell’agenda di governo del Presidente.
Arrivano all’incontro meno partecipanti di quanti si siano registrati – è probabile che i meno undici gradi abbiano scoraggiato qualcuno ad uscire – ma l’atmosfera è comunque quella di una calda e accogliente partecipazione. La fascia di iscritti più matura è presa a esprimere commenti sui vari rappresentanti di partito a mano a mano che confluiscono nella sede del Campidoglio degli Stati Uniti, il luogo di convegno del Congresso, mentre i più giovani, tra cui mi piace ancora annoverare la sottoscritta, sono intenti a postare aggiornamenti su Twitter e Facebook.
Il Presidente comincia il proprio discorso sottolineando come alcuni settori dell’economia Americana siano in ripresa, mentre il livello di disoccupazione è alla soglia più bassa da cinque anni a questa parte. Ricorda che l’America rimane il Paese delle grandi opportunità, dove «la figlia di un operaio è l’amministratore delegato della più grande casa automobilistica; dove il figlio di un barista [riferimento a John Boehner, ndr] è Presidente della Camera dei Rappresentanti; dove il figlio di una madre single può diventare il Presidente della più grande nazione al mondo».
Incentivi alle piccole imprese, tecnologia, indipendenza energetica, riforma dell’immigrazione: questi i capisaldi dell’agenda di Obama per dare slancio alla crescita e favorire la creazione di nuovi posti di lavoro. Ricorda come il migliore investimento possibile sia quello all’istruzione e la propria personale battaglia per il salario minimo, già in vigore in cinque Stati. E, naturalmente, non può mancare menzione della riforma al sistema sanitario, grazie alla quale oltre nove milioni di Americani hanno già richiesto una copertura assicurativa.
La parte più emozionante del discorso probabilmente riguarda l’impegno degli Stati Uniti in Afghanistan e il ruolo della nazione in materia di cooperazione internazionale e di lotta al terrorismo. Obama rende omaggio a Cory Remsburg, un ranger sopravvissuto ad un’esplosione in Afghanistan, commentando come la libertà e la democrazia siano una conquista continua.
Confesso di aver assistito al discorso con entusiasmo, ma anche con una piccola morsa allo stomaco. Il 2013 è stato l’anno dello shutdown, l’ anno che ha messo a dura prova il governo e la credibilità degli Stati Uniti. Fa effetto vedere che, pur nelle divisioni all’interno delle varie correnti politiche e delle divergenze d’opinioni che sono alla base della democrazia, esista un senso d’unità nazionale. Un rispetto delle istituzioni e un senso dello Stato che trascendono il “particulare”, come ricorda il Presidente: «Oggi questa Camera parla con voce unanime al popolo che rappresenta».
Claudia Pellicano