Cariello “Il fiscal compact è illegittimo” – seconda parte
Intervista al parlamentare del M5S, Francesco Cariello, sulle politiche economiche dell’Unione Europea e sull’impanto del fiscal compact sui paesi membri. “Nessuno del Parlamento europeo crede nella fattibilità di questo piano di rientro”, afferma l’esponente grillino.
“L’Italia deve chiedere l’annullamento del fiscal compact perché illegittimo, è in netto contrasto con i trattati fondanti dell’UE”. Non sembra avere dubbi Francesco Cariello, deputato del MoVimento Cinque Stelle e membro della commissione Bilancio della Camera, sulle mosse che il governo dovrebbe compiere in campo economico a livello europeo. Insieme ai parlamentari Valentina Paris (Pd), Paolo Guerrieri Paleotti (Pd), Barbara Lezzi (M5S) e Rita Ghedini (Pd), Cariello ha partecipato alla settimana europea, che è uno strumento di dialogo tra i Parlamenti dell’UE, in cui si è discusso di governance economica, unione bancaria e degli squilibri macroeconomici in Europa.
Come è possibile ridurre il debito dal 140% a 60%, in che modo si è impegnata a fare l’Italia, se il trend di crescita è basso?
Il piano esiste solo sulla carta ed a giudicare dalle ultime mosse del Governo Letta (contiguo ed in linea con il precedente Governo Monti) credo faccia leva solo sulle dismissioni di beni patrimoniali o di partecipazioni statali. Francamente non ho trovato nessuno tra i membri del Governo e tra i colleghi in Parlamento che creda nella piena fattibilità di questo piano di rientro ma una buona parte della maggioranza crede che sia necessario per la stabilità dell’euro e per la tenuta dell’Unione Europea. A nostro avviso se non rivediamo il trattato o meglio non adottiamo una clausola di recesso saremo costretti a veder crescere la disoccupazione, tagli alla spesa pubblica con conseguente perdita dei livelli minimi di servizi pubblici e disagi sociali molto violenti.
Negli altri Paesi europei sono stati fatti passi concreti per contrastare l’illegittimità del fiscal compact?
Non so negli altri paesi ma in Italia si è fatto veramente poco in tal senso. Comunque avendo partecipato alla settimana interparlamentare europea posso affermare che è stato l’argomento centrale della discussione, anzi è stata prevista proprio una intera sessione dedicata alla legittimità democratica dei programmi di aggiustamento. Nel corso del mio intervento ho appunto posto la questione centrale della contrapposizione tra i parametri indicati nell’articolo 3 del fiscal compact ed il protocollo 12 del TFUE (Lisbona) che sono poi identici a quelli ormai noti di Maastricht (TUE).
Uno dei capisaldi dell’euro è il potere dei singoli Stati di non indebitarsi più del 3% del rapporto fra disavanzo pubblico e PIL. Il M5S chiede l’aumento di quel parametro?
La verità sul rapporto deficit/PIL l’ha fornita lo stesso autore: Guy Abeille. Il paletto del 3% sul Pil, per sua stessa ammissione, è nato senza alcuna base scientifica: «Prendemmo in considerazione i 100 miliardi del deficit pubblico di allora. Corrispondevano al 2,6 % del Pil. Ci siamo detti: un 1% di deficit sarebbe troppo difficile e irraggiungibile. Il 2% metterebbe il governo sotto troppa pressione. Siamo così arrivati al 3%. Nasceva dalle circostanze, senza un’analisi teorica». Pertanto è giunto il momento di rivedere anche quei parametri e le prossime elezioni europee sono il capolinea delle politiche di austerità. Bisogna far cadere tutti i veli dei falsi regolamenti che hanno permesso all’Europa di procedere imbrigliata tra mille vincoli. Gli stati si devono riappropriare della capacità di manovra economica soprattutto per il rilancio degli investimenti a supporto della economia reale. Se uno stato ha la capacità di generare sviluppo e occupazione con un tasso superiore al tasso che pagherebbe sul proprio debito deve avere la libertà di farlo. Questa è la regola d’oro degli investimenti. L’Italia dovrebbe investire nell’agricoltura, nel turismo sostenibile e nelle PMI che costituiscono l’ossatura della nostra economia made in Italy. Deve liberarsi dei vincoli di bilancio e sostenere le politiche che mirano a ridurre immediatamente la disoccupazione.
L’obbligo del pareggio di bilancio inserito recentemente in Costituzione in quale direzione di politica economica va?
Noi riteniamo che sia completamente illegittimo poiché toglie sovranità e potere di manovra agli stati. In un’ottica di lungo periodo si potrebbe pure accettare ma nel breve e medio termine le politiche che impongono il vincolo del bilancio in pareggio o addirittura in attivo sono impraticabili. Vi sono dati oggettivi che dimostrano come negli ultimi 10 anni quasi tutti i paesi dell’area euro siano rientrati nella classifica dei paesi con minore sviluppo al mondo, mentre nel decennio precedente all’introduzione dell’euro erano tra i paesi più fiorenti.
Che cosa deve chiedere l’Italia alla Germania?
L’Italia deve chiedere l’annullamento del fiscal compact perché illegittimo, è in netto contrasto con i trattati fondanti dell’UE (Maastricht e Lisbona). Per ottenere ed affermare questa posizione deve trovare alleati tra i paesi che stanno vivendo le stesse difficoltà. I paesi cosiddetti PIGS ed anche la Francia potrebbe far fronte comune con l’Italia.
Il M5S è per l’uscita dall’euro e dalla Bce?
Il M5S è per aprire una ampia ed argomentata discussione sulle politiche di bilancio dell’UE. Tale processo deve necessariamente coinvolgere tutti i cittadini europei a tutti i livelli, informandoli opportunamente e riportando la centralità delle scelte al popolo. Se da questa discussione dovesse risultare utile per tutti la fuoriuscita dall’euro o altre soluzioni intermedie, allora noi porteremo queste teorie nel parlamento europeo.