Chinaleaks, condannato il dissidente Cinese
Xu Zhiyong, il dissidente Cinese detenuto in carcere a Pechino, era già balzato agli onori della cronaca lo scorso agosto, quando era riuscito a far diffondere un proprio video in cui si appellava ai propri connazionali affinché si ribellassero al mancato rispetto di diritti civili e alla scarsa ottemperanza alla legge in Cina.
Nel comunicato, diffuso probabilmente da uno dei visitatori di Zhiyong, l’avvocato democratico invitava «i cittadini coraggiosi a farsi avanti per ottenere i loro diritti e realizzare i loro sogni» (fonte Ansa).
Zhiyong è stato formalmente arrestato lo scorso luglio, in seguito all’accusa di disturbo dell’ordine pubblico. Incriminazione tanto bizzarra, per via dell’indole notoriamente pacifica dell’avvocato, quanto inverosimile, dato che Zhiyong all’epoca si trovava già agli arresti domiciliari. L’ipotesi più accreditata è che il dissidente sia perseguitato per essere uno dei promotori del movimento Right Defense, o Weiquan, come viene chiamato in Cina, composto essenzialmente da giuristi, caratterizzato per l’impegno alla salvaguardia dei diritti civili e fortemente osteggiato dal Partito Comunista. Zhiyong si è attirato l’ira del regime per aver richiesto agli ufficiali del governo di rivelare l’entità delle loro entrate finanziarie – il Partito Comunista è al centro di uno scandalo che vede i propri maggiori esponenti accusati di corruzione ed evasione fiscale.
Il dissidente, è, nella fattispecie, incriminato per «aver sfruttato la questione dell’ “uguaglianza educativa” per organizzare, pianificare ed incitare altri ad adunare la folla che ha recato disturbo all’ordine pubblico». La premessa, o, secondo la difesa, il pretesto dell’accusa fa riferimento agli avvenimenti del 2012 e del 2013, quando Xu Zhiyong, assieme ad altri attivisti, organizzò dei raduni per incitare il governo a fornire ai bambini delle zone rurali le stesse opportunità di studio dei bambini di città.
Xu Zhiyong, che si è sempre proclamato innocente, è stato condannato a quattro anni di carcere, con una sentenza che sembra voler rappresentare una punizione esemplare, e un monito nei confronti di coloro che intendano seguire le orme di cittadini come il promotore del movimento Right Defense.
Il caso ha suscitato le reazioni indignate di Amnesty International, che ha definito l’attivista un “prigioniero di coscienza”, e della Casa Bianca. Susan Rice, il Consigliere Nazionale per la Sicurezza ha dichiarato: «Il popolo Cinese si trova a fronteggiare sempre maggiori restrizioni sulla libertà di espressione, assemblea e associazione […] Quando i tribunali mandano in carcere dissidenti politici che chiedono semplicemente il rispetto della legge, nessuno in Cina, nemmeno gli Americani che si trovano lì per affari, è al sicuro».
Eppure la repressione potrebbe sortire l’effetto contrario e nuocere soprattutto al governo. Nel suo blog, Zhiyong scriveva: «La Comunità si trova ad affrontare una nuova tornata di persecuzioni. Ma sempre più soggetti docili stanno venendo alla luce come veri cittadini».
Claudia Pellicano