Roma, la Mafia che cancella la storia
Roma capitale del mondo e, come direbbe qualcuno, tutte le strade portano a lei. La città degli scorci e delle viste mozzafiato, delle vecchie strade piene di magia, della gente alla mano. Ma da qualche anno a questa parte, Roma non è solo questo: un morbo affligge questa grande città e per chi la ama è difficile guardare al passato se il presente che si trova davanti è fatto di disagi, disfunzioni (sociali e urbane), malfunzionamenti.
La malattia oggi prende il centro storico, il cuore della città, questa malattia si chiama Mafia. Stando ad una recente ricerca realizzata dai singoli Municipi della Capitale, circa il 70% delle attività commerciali presenti nel cuore di Roma è in mano alla malavita organizzata; a confermarlo è proprio Sabrina Alfonsi, uno dei mini-sindaci della città che si occupa di gestire le attività e la routine del I Municipio.
Giusto per capirci, nel 2011 fu sequestrato il Café de Paris, uno dei bar di via Veneto simbolo della Dolce Vita, considerato in mano alla ‘ndrangheta e l’anno scorso è toccato al Caffè Chigi in piazza Colonna; è di pochi giorni fa la notizia secondo cui la Direzione Investigativa Antimafia di Roma ha posto i sigilli al pluristellato Hotel Gianicolo, il famosissimo quattro stelle situato nell’omonimo quartiere. E decine sono i ristoranti, i bar, i locali notturni che con il loro operato arricchiscono le tasche di mafiosi, gente con pochi scrupoli che chiude le strade a chi invece vorrebbe lavorare onestamente e far battere forte il cuore di questa splendida città. Proprio a fronte di ciò, i quindici Municipi di Roma Capitale con il supporto della Regione Lazio hanno deciso di avviare un protocollo con l’associazione daSud per prevenire e contrastare l’infiltrazione criminale. Per una Roma libera dalle mafie si incomincerà dalla battaglia agli appalti truccati e mappatura delle sale gioco e dei beni confiscati alla criminalità organizzata fino alla realizzazione di presidi anti-corruzione messi in atto dagli stessi commercianti onesti, in collaborazione coi propri Municipi di riferimento.
La stessa Sabrina Alfonsi spiega: « anche noi faremo la nostra parte; incoraggeremo i buoni comportamenti, faremo da sentinelle. Combatteremo le Mafie, ci attiveremo per il controllo dei locali e delle occupazioni di suolo pubblico. Abbiamo sempre ribadito che al tavolo con il municipio devono sedersi solo gli imprenditori onesti». Se è vero dunque che per cambiare si deve necessariamente cominciare dal basso, ognuno può e deve fare qualcosa. Per cercare di sradicare il male a livello globale, per avere finalmente società in cui vivere liberi dai morbi e dal cancro che corrode la legalità, bisogna incominciare da ciò che abbiamo di fronte tutti i giorni, dare il buon esempio, corredare le parole con i fatti: senza questi, ogni buona intenzione umana sarà destinata a rimanere vana.