Melbourne: battute finali
A meno di 24 ore dall’attesa semifinale Federer-Nadal (daje Roger n.d.a), è uscito il nome dello sfidante. Sarà l’eroe di questa edizione dell’Open, Stan Wawrinka a vedersela con uno dei due. Dopo un’altra maratona, lo svizzero che aveva eliminato Djokovic, ha battuto Tomas Berdych in 3 ore e 31 minuti.
Molto rapide le partite che hanno definito le finaliste per il femminile, la Cibulkova che disputerà a Melbourne la sua prima finale di Slam affonterà la Na Li che tornerà per la terza volta in carriera a contendersi il trofeo australiano. Partita equilibrata la prima semifinale del maschile: set tirati che si sono conclusi per ben 3 volte al tie-break. La ‘battuta’ è stata la chiave del match: 21 ace per Berdych e 18 per Stan. Il ceco ha un solo modo di gocare, è di certo elegante, ma non è un tennista completo, è uno che ha bisogno del suo servizio e di comandare da dietro, Wawrinka ha sempre avuto una grande completezza e qualità di gioco, ma mancava sempre qualcosa, tutto lascia pensare che abbia trovato nel tempo la sua dimensione ed ha controllato meglio i punti cruciali. Tanto impegno e lavoro giornaliero costante hanno premiato lo svizzero in una partita equilibrata anche nei numeri: 60 vincenti per Berdych, 57 per Wawrinka, 49 errori non forzati per entrambi, un totale di punti vinti per ciascuno che cambia di un solo punto (142 a 143), che ala fine si sintetizzano così: 3-6, 7-6, 6-7, 6-7. {ads1}L’ultimo tie break è stato il momento che ha segnato le sorti. Arriva un ingenuo doppio fallo di Berdych, il quinto, nel match, poi sempe il ceco fa un errore di dritto semi gratuito che affida 2 match point all’elvetico. Il primo lo butta via col un doppio fallo (che non sarebbe stato sicuramente perdonato da Nadal e forse neanche da Federer), poi chiude la gara e vola alla prima finale di Slam. Potrebbe essere derby svizzero, ipotizzano alcuni sogntori romantici, qualora il compago di nazionale di tante partite realizzasse l’impresa contro il favorito, Rafael Nadal.
Le due semifinali del tabellone femminile hanno sorpreso a metà. Agnieszka Radwanska, autrice solo ieri della grandissima performance ottenuta a scapito della Azarenka, si è tirata indietro contro Dominika Cibulkova, numero 20 del seeding. Per la prima volta una slovacca approda alla finale di Slam, il suo miglior piazzamento finora era stata la semifinale al Roland Garros nel 2009. Il suo merito più grande è stato quello di approcciare alla partita come se fosse ancora in girone d’eliminazione: poco stress, poco nervosismo e tanta concentrazione. E’ partita col piede sull’accelleratore e ha strappato immediamente il servizio all’avversaria. Mantiene l’aggressività e soffoca ogni resistenza polacca soprattutto al quarto game del set quando salva 5 palle break. Tanto top spin da una parte e tanta stanchezza dall’altra. La Radwanska riesce a prendere un servizio nel secondo set, ma solo quando ormai il punteggio era di 4 a 0. Nel femminile le partite possono girare in un attimo, ma la numero 5 della Wta non dava proprio l’impressione di poter mettere in pratica il suo gioco. Da fondo la sua varietà di colpi è stata messa all’angolo dalla violenza della Cibulkova che sulla debole seconda di servizio di Aga non è stata generosa come era stata Vika ieri. Il punteggio è netto: 6-1, 6-2. In pochi si aspettavano un simile dislivello, complimenti alla slovacca, ma c’è rammarico per la polacca che non è riuscita mai ad entrare in partita e a sprecato una grande occasione. Ha perso la testa come hanno fatto le altre ‘teste di serie’, l’unica a non tradire le aspettive è stata la Na Li.
E’ lei l’altra finalista, l’attuale favorita dai pronostici, la cinese ha battuto la canadese Bouchard in due set: 6,2 6-4. Il match è stato più combattuto di quanto sia stata l’altra semifinale, ma la Na Li non ha mai dato l’impressione di poter perdere. Ha avviato la partita con 5 game perfetti, sembrava ingiocabile, si è presa il servizio lasciando la canadese a 0. E’ migliorata tanto, anche merito del tecnico Rodriguez, e ha imparato a gestire le partite, a non aver paura di giocare un tennis aggressivo, di lasciar andare anche il dritto che è più regolare e più rapido nell’eseguzione di quanto fosse in precedenza. Sul rovescio c’era poco da fare, era già un colpo al top ed è stato determinante anche durante il match. Ogni opposizioe della canadese è stata addomesticata da risposte con il suo colpo migliore. La nuemro 4 della Wta raggiunge per la terza volta in carriera la finale d’australian open e vuole riscattarsi in nome del ricordo dei 4 match point cancellati dalla Clijsters 2011 e della finale della scorsa edizione a cui si arrese a Vika anche per un guaio alla caviglia che compromise la sua tenuta durante la gara. Il suo tennis è maturo diversamente da quello della sua avversaria odierna. Eugenie Bouchard da dicianvenne ha mostrato di avere della stoffa perchè con determinazione ha recuperato la fine del primo set una situazione difficile, si è conquistata un break a inizio secondo set e ha dato segni importanti, per lei è ancora presto, ma considerando che l’anno scorso non era ancora professionista il risultato è ottimo. Migliore di molte veterane che hanno abbandonato il campo per mancanza di idee e di coraggio.