Le Nazioni Unite e gli scandali sessuali nella Chiesa
Per fortuna ci hanno pensato le Nazioni Unite, attraverso un loro comitato per l’applicazione della Convenzione sui Diritti del Fanciullo, a riportare con i piedi per terra un mondo mediatico che dal giorno dell’elezione di Papa Francesco, ormai quasi un anno fa, aveva finto che tutto fosse cambiato in quell’anacronismo che risponde al nome di Vaticano.
L’anacronismo è anzitutto politico, perché il Vaticano è un sistema di altre ere che risponde alla definizione di “monarchia assoluta teocratica elettiva di tipo patrimoniale“. Tradotto, non solo il sovrano ha poteri assoluti, ma il suo patrimonio personale coincide con quello dello stato (attualmente valutato a circa 2000 miliardi di euro, per i soli immobili nell’intero mondo) […]
Questo genere di forma statale era tipica del feudalismo, e non faceva nessuna distinzione tra stato e sovrano, oltre che tra stato e chiesa. Non stupisce dunque che il Vaticano fatichi a recepire i fondamenti dello stato di diritto, e abbia sempre rifiutato di firmare la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, obiettando in particolare al diritto di libertà religiosa. Il suo rifiuto gli impedisce di far parte a pieno titolo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, presso la quale infatti è rappresentato non da un ambasciatore, ma da un osservatore permanente.
E’ su questa base che il Vaticano è stato chiamato a riferire a Ginevra sull’acquiescenza e la copertura che ha riservato nel passato agli abusi sessuali del clero: un crimine sistematico che i nostri media avevano rimosso con l’elezione del nuovo papa, come se esso fosse stato miracolosamente cancellato. Analogamente, era stato rimosso anche il problema dell’Istituto per le Opere Religiose, il famigerato Ior, i cui metodi sono stati invece oggetto delle attenzioni della Comunità Europea, a causa della convenzione monetaria con essa firmata dal Vaticano, che richiede l’adeguamento agli standard anti-riciclaggio che il Vaticano ha platealmente disatteso.
Gli abusi sessuali ed economici del Vaticano e dei suoi dipendenti, diretti e indiretti, mostrano che il suo anacronismo politico si unisce a un anacronismo etico. […] (fonte Repubblica).