Agopuntura e omeopatia: la medicina che verrà (forse)
Perché in Italia la scissione tra medicina tradizionale e alternativa è più marcata rispetto ai nostri vicini? Perché nel nostro Paese non è consentito pubblicizzare i medicinali omeopatici pur essendo questi riconosciuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità? O ancora, perché quando si richiede la ricetta al medico della mutua e gli si racconta che ci si cura la tosse con granuli e sciroppi, il signore aldilà dello scrittoio, nel 90% dei casi, si offende a vita e non parla più?
Sono solo alcuni degli interrogativi che riguardano l’infinita bagarre tra il colosso allopatico e i satelliti naturali che ci ruotano timidamente intorno. Uno di questi è la scia della medicina cinese, che nasce 24 secoli prima di Cristo, lontana dai concetti esoterici e seriamente empirica, proprio quando all’Egitto si attribuiva un primato ad hoc: la scoperta che la malattia fosse un evento magico, per volontà divina.
La Dottoressa Pasqualina Rosaria Popolo, medico chirurgo, agopuntore e omeopata, propone innanzi tutto una definizione diversa all’espressione di medicina alternativa:<<Questa definizione crea nell’immaginario collettivo la possibilità di curarsi in maniera alternativa, quasi opposta. In realtà un’espressione più idonea sarebbe quella di medicina complementare, che può affiancarsi a quella che siamo soliti chiamare medicina ufficiale. C’è in prima istanza una confusione etimologica che porta ad un fraintendimento concettuale e crea i presupposti per destare malintesi nell’opinione pubblica>>.
Se queste medicine sono state riconosciute dall’OMS, perché l’omeopatia ad esempio si trova sempre all’opposizione della politica vigente?
<<In Italia c’è una tendenza comune di sub-categorizzare, ovvero di definire gli agopuntori come tecnici, gli omeopati come pionieri di una medicina magica ed i fitoterapeutici come fossero erboristi, non medici. Sarebbe importante riportare tutto questo ad un’unica medicina e da lì creare specializzazioni. Per quel che riguarda l’omeopatia, nel 2006 in Francia c’è stato un tentativo di boicottaggio molto marcato ma sfumato per via dell’alta credibilità di cui si fa forte la medicina di Hannemann, rimborsata in toto dal sistema sanitario nazionale. Nel nostro Paese, l’omeopatia è molto frammentata, nascono e si riproducono grandi divergenze tra le pratiche omeopatiche. Stesso concetto per la formazione: ci sono tanti modi di fare omeopatia, motivo per cui non è possibile creare una struttura accademica. Ci sono scissioni interne che non consentono di progredire>>.
La Cina è stata più perspicace di noi nell’affermare l’agopuntura, o se ne fa una questione di numeri precisi?
<<L’agopuntura si può spiegare con quelli che sono i principi della medicina tradizionale, l’omeopatia no. La prima risponde a zone di trasmissione neuronale, di trasmettitori. Ci sono delle strutture in Italia che rendono l’agopuntura mutuabile. Certamente molte di queste pratiche non sarebbero riproducibili in Occidente, e per questo motivo sempre in Francia è nata una medicina cinese occidentalizzata, cioè adattata alla nostra cultura. In Cina l’agopuntura serve come analgesico durante le operazioni chirurgiche perché agisce sulla soglia del dolore>>.
Cosa è in grado di curare l’agopuntura?
<<La più grande rivelazione per noi occidentali è l’abbassamento del dolore, ma è in realtà una medicina che ristabilisce le funzioni, riattiva gli organi interni, e contrariamente alla medicina allopatica non si sofferma a mitigare il sintomo>>.