Addio all’artista burbero Arnoldo Foà

“Foà era un grande interprete della poesia e del teatro, animato da straordinaria passione civile e capace di trasmettere emozioni e ideali al pubblico più vasto. Desidero rendere omaggio alla sua lunga fatica , al suo forte senso di attaccamento ai valori democratici e ricordare commosso le molteplici occasioni di incontro e di profonda sintonia che mi hanno legato a lui”.

Così il Presidente della Repubblica Napolitano ha voluto ricordare il grande Arnoldo Foà, protagonista della cultura dell’intero Novecento, scomparso a Roma a pochi giorni dal suo 98esimo compleanno. La sua voce è stata la più calda e intensa dell’arte a tutto tondo del secolo scorso, bastava ascoltarla per amarla immediatamente, una voce così calibrata, densa e pulita, costruita in anni di esperienze teatrali, cinematografiche, radiofoniche e televisive.

 

Di origini ebraiche, a soli diciassette anni Foà comincia con la scuola di recitazione di Luigi Rasi, per poi passare al Centro Sperimentale a Roma, abbandonato a causa delle leggi razziali nel 1938. Da allora in poi comincia a ricoprire saltuariamente il ruolo del sostituto di attori malati (utilizzando nomi falsi in quanto ebreo) nelle compagnie più prestigiose del momento, come quella composta da Morelli, Stoppa e Cervi. A Napoli comincia, invece, la sua carriera radiofonica quando, nel 1943, diventa capo annunciatore e scrittore per la Radio Alleata PWB, tanto che spetterà a lui annunciare la comunicazione dell’armistizio con gli Alleati dell’8 settembre. Con la fine della guerra la sua carriera riprende in maniera molto più intensa in ogni campo. In teatro si impone come attore straordinario con un intenso lavoro sul timbro e sulle pause, sulla chiarezza espositiva e la limpidezza di tono. Quella stessa voce lo accompagna nella sua lunga avventura nel mondo cinematografico: interpreterà infatti oltre cento film collaborando con registi del calibro di Pietro Germi, Alessandro Blasetti, Giuliano Montaldo, Orson Welles, Joseph Losey, Edward Dmytryk, Nunnally Johnson, Tony Richardson, Christian Jacques. In televisione, invece, prende parte al alcuni dei più famosi sceneggiati, tra cui “La freccia nera” e “Il giornalino di Gianburrasca”, oltre che a partecipare a svariate trasmissioni culturali e di intrattenimento, diventando un vero idolo per la popolazione italiana.

Insomma, se ne è andato un artista instancabile, un uomo che si è cimentato in qualsiasi espressione artistica, fino alla registrazione di brani di poeti e filosofi e alla scrittura di poesie. Proprio qualche anno fa aveva pubblicato la sua “Autobiografia di un artista burbero”, analizzando successi e obiettivi raggiunti, uno fra tutti quello di “essere amato, non riverito, encomiato, rispettato; amato nel senso di vedere il sorriso sul volto di chi mi guarda, il sorriso che si accende sul volto degli amici e degli sconosciuti”.

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