Tunisia: la parità di genere entra in Costituzione
La lunga primavera araba che da anni cerca di contrastare il buio inverno della sharia ha dato uno dei suoi frutti più belli: in Tunisia uomo e donna hanno finalmente raggiunto la piena uguaglianza davanti alla legge. Nel mondo arabo questo è un unicum, che vuole allargare le sue braccia.
La Tunisia sta compiendo il grande passo. Il piede che si è sollevato tre anni fa con la cosiddetta Rivoluzione dei Gelsomini ora torna a toccare terra, forte di una conquista inestimabile. L’Assemblea Nazionale, che ha il compito di formulare una nuova Costituzione, pronta a entrare in vigore il 14 gennaio, ha approvato due proposte di articoli rivoluzionari. L’articolo 20, approvato quasi all’unanimità, con 159 voti favorevoli su 169, decreta finalmente la parità di genere e recita: «Tutti i cittadini, uomini e donne, hanno gli stessi diritti e doveri. Sono uguali davanti alla legge senza alcuna discriminazione». È vero che la Tunisia è, rispetto agli altri paesi arabi, quello che ha sempre riconosciuto de facto una certa parità di genere, ma introdurla ufficialmente nel diritto resta una coraggiosa eccezione. Alla radice di questa raggiunta parità, come di qualunque altra conquista, c’è un’istanza di laicità, di separazione tra potere politico e potere religioso, un alito fin’ora sempre soffocato e che però e alle fondamenta di qualunque tentativo democratico. Questa tensione è fiorita nel testo dell’articolo 2 della futura Carta, che esclude la sharia, la legge islamica, come base legislativa del paese. L’Islam non è più fonte di diritto e l’apostasia non è più un reato. Ora la Tunisia può dirsi una repubblica.
Tutto questo avviene a tre anni da quella Rivoluzione dei Gelsomini, che prese il via con il gesto del venditore ambulante ventiseienne Mohamed Bouazizi che il 4 gennaio 2011 si diede fuoco per protestare contro il sequestro delle merci da parte dei poliziotti. Le agitazioni portarono il 14 gennaio al rovesciamento del dittatore Zine El-Abidine Ben Ali e nel terzo anniversario di quel momento, che diede il la alla primavera araba, verrà approvata la nuova Costituzione. Il testo garantirà anche la libertà di opinione, pensiero, espressione e informazione. Ora deve essere provato l’articolo 45 che garantisce la tutela dei diritti delle donne da parte dello Stato e «la parità di opportunità tra uomini e donne». Il 14 gennaio, se i due terzi dei 217 parlamentari saranno favorevoli, la Costituzione entrerà in vigore.
Il passo è importante e tanti ne dovranno seguire. Gli attivisti tunisini per i diritti delle donne sono soddisfatti. L’ex presidente della Associazione tunisina delle donne democratiche, Ahlem Belhaj, ha dichiarato: «Speriamo che vengano aggiunti altri dettagli che impediscano discriminazioni anche in base al colore della pelle. Per noi è comunque una vittoria». Muovono invece qualche riserva le associazioni internazionali in difesa dei diritti umani: Amnesty International e Human Rights Watch vorrebbero che l’articolo 20 specificasse che le discriminazioni sono proibite anche in base alla razza, al colore, al sesso, al linguaggio, alla religione o alle opinioni politiche. Se non torna l’inverno, ci si arriverà.
di Francesca De Leonardis