Scatti anzianità insegnanti: restituirli o no?

Togli e dai, dai e togli. Questa sembra essere l’altalenante procedura del governo italiano rispetto all’amministrazione della spesa pubblica e, conseguentemente, al controllo di questa. Un controllo però che colpisce sempre le fasce più vulnerabili, come quella degli insegnanti.

Il governo infatti ha avuto l’intenzione di bloccare gli scatti di anzianità dei docenti per tutto il 2014 o, almeno, fino a “concorrenza del debito”. Questa manovra, con valore retroattivo, implicava la sottrazione di 150 euro dallo stipendio mensile degli insegnanti; cifra che rappresenta la somma percepita per gli scatti stipendiali lungo tutto il 2013. E pensare che, nel triennio 2010/2012, gli insegnanti si erano già visti bloccare, prima dal governo Berlusconi poi da quello Monti, gli aumenti stipendiali automatici previsti dal contratto collettivo di lavoro. Successivamente, in seguito al recupero del 30% dei risparmi, conseguenti ai tagli della riforma Gelmini, gli scatti del 2010 e del 2011 furono pagati. Mancavano quelli del 2012, per i quali il Ministero dell’Istruzione aveva trovato 120 milioni di euro. Dal 2013 poi tutto era ritornato normale: le buste paga degli insegnanti contenevano anche gli scatti di anzianità. Lo scorso settembre però il governo Letta decise di bloccare nuovamente gli scatti, precisando comunque che il recupero della somma avrebbe determinato l’applicazione di un importo IRPEF più basso per i docenti. Questa decisione scatenò le reazioni di vari sindacati, quali la Cisl scuola, la Flc Cgil, la Gilda le quali, nel tempo, si sono tradotte in una fitta protesta sul web sottoforma di petizione. Questa è riuscita a raccogliere, in poco tempo, quasi seimila firme. Anche il Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, dopo aver ricevuto una lettera-petizione dai sindacati del PD in seguito all’ultima decisione “definitiva” del governo, ha inviato uno scritto al Ministro dell’Economia Saccomanni chiedendogli, inizialmente senza esito, di sospendere temporaneamente la decisione.
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Un seguente brainstorming a Palazzo Chigi però, personificato dal premier Enrico Letta, dal Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni e da quello dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, ha fatto giungere alla conclusione che la restituzione degli scatti non dovrà avere luogo. Il governo si sarà messo una mano sulla coscienza, pensando per esempio che tagliare i già magri stipendi degli insegnanti sarebbe stato un colpo basso, quando al momento il nostro Paese ha invece bisogno di fiducia e credibilità, in primis tra gli italiani e anche nel resto d’Europa. La scuola inoltre ha già contribuito, subendo, al risanamento dei conti pubblici attraverso il taglio del personale, il blocco dei contratti, il taglio del salario e l’aumento del carico del lavoro.

 

 

 

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