Renzi, Don Chisciotte delle Unioni Civili?

Anno nuovo, Pd nuovo. Sembra essere questo lo slogan del Sindaco di Firenze a un mese di distanza dalla sua elezione a Segretario democratico. In vista del Patto di coalizione, mentre Letta cerca di tenere insieme le fila, Renzi detta le condizioni del suo Pd: legge elettorale, job act e diritti civili. Tra i punti cardine, revisione della Bossi-Fini e, soprattutto, unioni civili per coppie dello stesso sesso. Ed è subito polemica. 

Il Nuovo Centrodestra non si è fatto sfuggire l’occasione di sfruttare un tema così «divisivo» (termine che speravamo sarebbe uscito dalla scena politica assieme al 2013 e invece ritorna più baldanzoso che mai), anche in vista di elezioni che potrebbero essere all’orizzonte. Immigrazione e omosessualità sono i punti su cui Alfano ha deciso di marcare le differenze con il Segretario: se quel noto estremista di Renzi pensa prima agli immigrati e ai gay, le priorità del Ncd sono sicurezza (immancabile l’associazione immigrati=criminalità) e famiglia. Ovviamente la buona vecchia famiglia tradizionale (ma esisterà, poi?), contrapposta a “quelli là” che pretendono diritti. Ribadendo che le coppie omosessuali non sono una famiglia e, quindi, sono meno meritevoli di tutela, il “Nuovo” Centrodestra ripropone posizioni reazionarie di fronte ad una proposta che tenta di regolamentare le unioni civili senza scivolare verso quei terribili mostri del matrimonio gay (ma perché non chiamarlo semplicemente “matrimonio per tutti?”) e delle adozioni, altrimenti conosciuti sotto il nome di “uguaglianza vera”. La mossa del Ministro dell’Interno, che pure sembra aver impercettibilmente aperto a qualche riconoscimento giuridico, sembra quindi una strumentalizzazione politica del tema più “caldo” tra quelli proposti da Renzi. Una strumentalizzazione giocata sulla pelle di cittadini considerati di serie B che da anni chiedono il riconoscimento di diritti sanciti dalla Costituzione. Ma l’alzata di scudi del Ncd ha un ulteriore demerito: fa sembrare Renzi il paladino dei diritti civili.

Il primo a stupirsi del suo ruolo di araldo delle unioni civili è proprio Renzi: la sua proposta, basata sul modello tedesco escludendo l’adozione, nonostante possa rappresentare un primo passo verso un riconoscimento completo dell’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, non elimina la discriminazione nei confronti delle coppie formate dallo stesso sesso, cui rimane precluso l’accesso al matrimonio. E quella di Renzi non sembra certo una visione progressiva. Le unioni civili sarebbero un riconoscimento tardivo – potenzialmente anche piuttosto blando – di diritti che l’Unione Europea ci intima di riconoscere a tutti i cittadini dal 1994. Si, dall’8 febbraio 1994. Mentre l’Italia si trasformava tra nani e ballerine, la Lega andava in giro sbandierando i machissimi slogan del celodurismo e i profughi cattolici della Dc approdavano a sinistra, una direttiva di Strasburgo invitava tutti gli stati membri a garantire la parità di diritti, (la Danimarca, peraltro, li riconosceva già dal lontano 1989). Se si parla di omosessuali, però, il refrain del “ce lo chiede l’Europa” non vale. Il nostro Paese è l’unico nell’Europa “che conta” a non avere alcun riconoscimento – né, ricordiamolo, alcuna tutela contro l’omofobia – mentre le altre democrazie occidentali si muovono a gran passi (o si sono già mosse) verso il matrimonio ugualitario. Le unioni civili hanno rappresentato una fase della conquista di diritti uguali per tutti ma, al momento, la tendenza è quella di superarle per ottenere una completa uguaglianza. Il matrimonio, in uno Stato laico come è, o dovrebbe essere, l’Italia non ha nulla a che vedere con la cerimonia religiosa: è una legge dello Stato e, come tale, secondo l’articolo 3 della Costituzione dovrebbe essere garantito a tutti i cittadini. La Costituzione, peraltro, non definisce mai la famiglia come formata da uomo e donna, nonostante ci raccontino da anni che per estendere il matrimonio sarebbe necessaria una revisione costituzionale.

Strumentalizzare una tematica così delicata come quella delle unioni gay è sempre più facile, soprattutto grazie ad un’ignoranza generalizzata sul tema e a un’informazione spesso impreparata (tanti, troppi giornali non hanno ancora capito nemmeno la differenza tra coming out e outing). Così, grazie al bombardamento mediatico, si continua a credere che Bergoglio abbia aperto ai gay, mentre ha semplicemente riproposto il catechismo tradizionale della chiesa cattolica con un sorriso e un atteggiamento più bonario (leggere per credere). Così, si potrebbe arrivare a credere che il modello di unioni civili del moderato Renzi sia la soluzione più estrema che si possa sperimentare e che, fatte quelle, gli omosessuali debbano ritenersi accontentati perchè non più discriminati. Niente di più sbagliato: l’uguagliaglianza è un’altra cosa. 

 di Costanza Giannelli

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