Renzi e il Papa: coppia di fatto?
In materia di diritti civili, il 2014 sembra aprirsi con un pizzico di decisione in più rispetto ad anni di torpore. Matteo Renzi accelera sulla questione delle unioni civili e la mette nel patto di governo e papa Bergoglio, che ci tiene a restare “uomo dell’anno”, non si lascia staccare e torna sul tema.
Due gennaio, primo giorno lavorativo dopo le vacanze natalizie e il neo segretario del Pd Matteo Renzi non vuole perdere tempo. Rispetto all’immobilismo, il sindaco segretario vuole dimostrare di poter fare la differenza e presenta, con una eNews sul suo sito e con una lettera inviata ai segretari degli altri partiti, una lettera in cui mette nero su bianco i cardini del nuovo patto di coalizione. Innanzitutto tre proposte per una riforma della legge elettorale, ormai attesa da così tanto tempo che suona come un’impresa mitologica inassolvibile. Altri nodi sono la trasformazione del Senato in Camera delle autonomie, la discussione del Job Act e poi un capitolo dedicato a un’altra storia leggendaria: quella dei Diritti Civili. In questo capitolo, spiega Renzi, si parlerà di Bossi-Fini ma anche di unioni civili, che nel nostro paese sono sprofondate tra proposte mai concretizzate e governi di sinistra sempre falliti. L’amore è amore e tutte le coppie, sia eterosessuali che omosessuali, hanno diritto al riconoscimento giuridico. Il segretario dalla formazione da scout più che da pericoloso bolscevico mette il tema in agenda, nonostante i Giovanardi e gli Alfano da cui arrivano gli stop.
«Non si può pensare alle unioni civili senza pensare prima alle famiglie» sentenzia il vice premier Alfano in un’intervista al Tg2 e Giovanardi teme derive: «I paesi che hanno introdotto l’uguaglianza tra le coppie gay e le etero poi hanno dovuto introdurre tutto, utero in affitto compreso». Che Renzi tenga davvero al tema oppure cavalchi un’esigenza sociale, certo è che andrà incontro a battaglie così come è certo che ne guadagnerà in termini di consensi da quella parte della sinistra che non l’ha votato alle primarie. È un politico scaltro come ce ne sono pochi al momento. Insieme a lui, quello che il Times ha definito l’uomo dell’anno: papa Bergoglio.
Il papa giovane, quello che si fa le foto con il cellulare con i ragazzi e che lascia messaggi sulla segreteria telefonica del convento delle Carmelitane Scalze di Lucena, tiene il passo e torna a parlare di coppie gay. Dopo l’apertura dello scorso settembre («Se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla») torna ad esprimersi sulle coppie gay nel colloquio con i superiori generali. Bergoglio sa che il mondo è pieno di figli di genitori single o separati, racconta di una bambina che parlava della fidanzata di sua mamma e ciò che si chiede è come può la Chiesa rivolgersi a questi ragazzi e raccogliere nuove sfide. Parole misurate, anche lui sa di avere oppositori tra gli alleati, eppure moderne, anche se nel 2010 questo stesso papa parlava di adozioni gay come «regresso antropologico». Tra posizioni personali e slogan mediatici il passo è lungo ma non troppo, se si vuole ricompattare una comunità religiosa o un elettorato.
di Francesca De Leonardis