2014: l’anno del fronte anti-euro

Sono passati esattamente dodici anni dal 1° gennaio 2002 quando l’euro divenne moneta circolante nel nostro paese al tasso di cambio di 1936,27 Lire. Per anni l’opinione pubblica italiana è stata la più  europeista ed euro-entusiasta del continente, dai sondaggi popolari alle posizioni della quasi totalità dei partiti politici. Dopo oltre cinque anni di crisi e quattro diversi governi, la situazione è radicalmente cambiata ed è utile mappare la consistenza del fronte anti-euro e le possibilità di una sua definitiva affermazione durante il 2014.

Tra i partiti presenti in parlamento quello che ha preso una posizione più chiara sull’uscita dell’Italia dalla zona Euro è la Lega Nord. Il nuovo segretario Matteo Salvini, eletto con un plebiscito alle ultime primarie, ha rafforzato la tradizionale linea euroscettica della Lega Nord portandola sulle posizioni di uscita obbligata e controllata dall’area valutaria. Sempre a destra Fratelli d’Italia  fa sapere di stare valutando e di non considerare più l’uscita dall’Euro come un tabù, mentre nella stessa area il movimento Prima l’Italia di Gianni Alemanno ha già preso pubblicamente posizione per l’abbandono della moneta unica.  A quanto se ne sa Forza Italia, e questo non stupisce conoscendo il fiuto del fondatore, imposterà la propria campagna elettorale in buona parte contro l’Euro, l’austerità e il governo tedesco. Dalla Destra di Storace al “Movimento per Alleanza Nazionale” (cui aderiscono tra gli lo stesso Storace, Nania e Poli Bortone), fino alle destre estreme e neofasciste di CasaPound e Forza Nuova, tutti mettono al centro il tema della ritorno alla sovranità monetaria.

Il M5S ha nel programma il Referendum sull’Euro, al quale affianca una lunga lista di critiche alle politiche dell’area Euro (dal MES e al Fiscal Compact). Inoltre Grillo ha ripreso di recente alcune marcate posizioni neo-protezionistiche chiaramente incompatibili con gli attuali vincoli europei. Dopo essersi probabilmente reso conto dell’impraticabilità costituzionale della via  referendaria, che gli è stata fatta notare da più fronti, nell’ultimo V-Day il leader dei 5 Stelle ha chiosato sull’argomento affermando che una volta al potere, “usciremo dall’Euro se necessario, vedremo”.

Nel recente congresso Rifondazione Comunista ha preso atto con un seppur vago documento, della possibile implosione dell’Eurozona e  proponendo la non ottemperanza dei trattati e la rottura con le attuali istituzioni europee. Leoluca Orlando e alcuni ex-dirigenti dell’IDV hanno fondato il Movimento 139, che nel proprio manifesto programmatico classifica l’entrata nell’Euro come un “errore”.  Non è facile poi capire se i Forconi esprimeranno mai una rappresentanza politica e ancora più difficile sarebbe tentare di stimarne le potenzialità, tuttavia le associazioni che oggi alimentano la protesta sono tutte a favore del ritorno alla moneta nazionale.

Un recente sondaggio diffuso da Ballarò dava gli italiani contrari all’Euro oltre il 30%, mentre il sito Scenarieconomici.it, che svolge sul tema rilevazioni settimanali, sostiene che il sorpasso degli anti-euro si sia verificato il 20 Dicembre scorso. Per un paese dove un serio dibattito sull’argomento non è iniziato che di recente, sotto la spinta della crisi e dell’attivismo di alcuni seri economisti (Bagnai, Borghi, Brancaccio, SavonaRinaldi, Cesaratto, etc…), pochi giornalisti (Barnard e Paragone) e alcune comunità web (MMT, gli auriti, fondamentalisti del signoraggio, etc…), il trend di crescita è evidente e apparentemente inarrestabile. Lo sanno molto bene Giorgio Napolitano ed Enrico Letta, le cui promesse per una ripresa moderata e per di più  priva di posti di lavoro per il 2014, difficilmente potranno arginare il malcontento alla luce del disastro sociale che si sta consumando nel paese. 

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