Trattati come bestie

Il video mostra degli immigrati nudi, in fila come bestie dentro un cortile, pronti a essere disinfettati con gli spruzzatori contro la scabbia. Non si tratta di un filmato di repertorio sull’immigrazione irlandese e italiana negli Stati Uniti agli inizi del 900, neppure di una ricostruzione cinematografica di quegli anni, è stato girato con un telefonino appena due mesi fa a Lampedusa, Italia.

I media che hanno lanciato le immagini, i politici, il Governo, tutti si dicono scioccati, mentre l’Unione Europea, agghiacciata, minaccia di bloccare gli aiuti. Eppure lo shock nel linguaggio comune è quello stato di incredulità e sbigottimento che segue ad un evento drammatico inaspettato, mentre in questa vicenda non c’era nulla di inatteso.   Nel 2005 Fabrizio Gatti, eccezionale cronista dell’Espresso, si camuffa da nordafricano clandestino e si fa rinchiudere nell’allora CPT di Lampedusa, raccontando in un dettagliato reportage le condizioni disumane in cui le persone sono ridotte, compreso l’obbligo di sedere su pavimenti cosparsi delle loro stesse urine. Nel maggio 2009 l’Italia viola l’articolo 3 della Convenzione dei Diritti Umani e le norme UE sui respingimenti collettivi, tre anni dopo, in seguito a una condanna della Corte di Strasburgo, lo Stato Italiano per questi fatti ha dovuto risarcire 22 cittadini Eritrei e Somali. Nel 2012 fecero shock le immagini di ragazzi tunisini rimpatriati su un volo Alitalia, legati in fondo all’aereo e con un cerotto da pacchi sulla bocca. Nel mezzo, tra uno shock e l’altro, abbiamo visto i naufragi e le file di corpi riversi sulla spiaggia. Le forze politiche di destra hanno puntato tutto sulla criminalizzazione dei migranti e sui respingimenti illegali, quelle della sinistra parlamentare si sono puntualmente girate dall’altra parte, qualcuno infine prometteva campi da golf e Premi Nobel per la Pace da assegnare a Lampedusa.L’ultima trovata bipartisan, è stata quella di invocare all’unisono l’aiuto europeo dopo il naufragio del 3 ottobre, in cui persero la vita quasi 400 persone. L’Europa, che ci si chiede dove sia stata negli ultimi dieci anni, davanti al video adesso si accorge tardivamente di con chi ha a che fare e alza la voce.

Eppure leggendo i dati si scopre che spendiamo molto più per respingere gli immigrati che per integrarli, salvo poi accusarli di non volersi integrare. Leggendo si scoprono le innumerevoli denunce delle ONG sul reale stato di vessazione e degrado dei centri d’accoglienza. Leggendo i dati si scopre come gli sbarchi rappresentino meno del 15% degli ingressi di clandestini nel paese, per la gran parte dovuti agli ‘overstayers’, coloro cioè che entrano con un visto regolare, magari turistico, e semplicemente restano dopo la scadenza. Il fenomeno degli sbarchi, nella sua entità reale e nel suo peso relativo rispetto ai flussi migratori complessivi, è stato grossolanamente mistificato dai media e dalle convenienze politiche. Gli immigrati, soprattutto i veri criminali, arrivano in aereo. L’Italia applica da anni trattamenti inumani, alla minoranza più povera e disperata di coloro che cercano di raggiungerla, minoranza formata in parte da rifugiati politici e profughi di guerra, in parte da persone che affrontano il Sahara a piedi e il Mediterraneo su una bagnarola, pur di fuggire alla miseria. Senza nome, senza documenti, senza una patria che li reclami indietro o un’ambasciata che li tuteli. Nel caso migliore resteranno invischiati a sud di qualsiasi ricchezza, schiavi che si spaccano la schiena per raccogliere i nostri pomodori.

Forse non ci piace sentircelo dire ma la realtà è che in Italia, dalle carceri ai CIE,le persone subiscono torture e trattamenti degradanti. Quando un video ce li mostra siamo abbastanza civili da vergognarcene, ma non ancora abbastanza da affrontare il problema.

 

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