Ex Snia-Viscosa: un territorio da difendere
C’è chi abita a poche centinaia di metri e non l’aveva mai visto, chi ci andava a giocare da bambino, chi di nascosto quando marinava la scuola; c’è chi l’ha occupato simbolicamente lo scorso 12 ottobre -Giornata di Mobilitazione Nazionale in difesa dei Territori e dei Beni Comuni- e c’è persino chi l’ha attraversato in canoa per rivendicare il diritto d’accesso da parte della cittadinanza.
Nelle ultime settimane è cresciuta l’attenzione sul caso del “Lago di Largo Preneste”: per molti una “scoperta”, una vecchia conoscenza invece per tutti gli attivisti del V Municipio e dintorni che da decenni lottano per proteggere l’unico polmone verde dell’area dalle grinfie del cemento.
L’annosa vicenda di questo territorio conteso e del lago che esso ospita, ha come protagonista di spicco il costruttore Antonio Pulcini – già noto per il suo presunto coinvolgimento in affari con il pluri indagato finanziere Salvatore Ligresti – , che negli anni ’70 acquisì la proprietà di vasta parte dell’area della grande fabbrica romana SNIA-Viscosa, chiusa negli anni ’50. Un’area di circa 14 ettari, dei quali 6,5 da tempo già pubblici, sulla quale valgono vincoli archeologici e paesaggistici ben precisi continuamente infranti.
Negli anni ’90, Pulcini iniziò indisturbato i lavori per la costruzione di un centro commerciale proprio su quel terreno già deturpato dai locali abbandonati e i rifiuti tossici della fabbrica dismessa: così, nel corso degli scavi per l’edificazione delle fondamenta, le ruspe perforarono accidentalmente la falda sottostante, con conseguente fuoriuscita e raccolta d’acqua. Un’ampia riserva idrica che non ristagna, bensì si rigenera naturalmente attraverso la falda dell’ Acqua Vergine: ecco come si configura il Lago dell’ Ex-Snia, unico lago di acqua sorgiva di Roma.
Da quel momento, con le prime denunce del Comitato di quartiere Pigneto-Prenestino contro la sospetta irregolarità del progetto edilizio, ha preso il via un percorso di consapevolezza e lotta cittadina: nel febbraio del ’95 gli abitanti del quartiere occuparono l’intera area e, fermando i lavori, diedero inizio ad un intenso dibattito su riappropriazione ed espropriazione, da cui è nato il Centro Sociale ex SNIA e successivamente un parco pubblico, quello che oggi è il “Parco delle Energie”.
Il famigerato lago, che si estende per quasi 7000 metri quadri, è parte viva e vivace del territorio con il suo caratteristico habitat di flora e fauna lacustre.
Un ecosistema che acquista fondamentale importanza all’interno di un ampio segmento metropolitano dove il verde scarseggia, mentre la densità abitativa e il conseguente inquinamento sono insostenibili.
L’uso dell’ intera area dell’ Ex fabbrica Snia- Viscosa sarebbe difatti destinato, secondo il Piano Regolatore di Roma, a verde e servizi rigorosamente pubblici. Ma a conti fatti, solo un quarto del territorio è stato finora espropriato per l’ampliamento del Parco delle Energie adiacente,.
Gli attori e complici di questa ambigua ed incerta situazione sono stati negli anni molteplici, e provenienti da più fazioni. Dapprima l’amministrazione Veltroni che, non portando a compimento la procedura di esproprio, ha concesso a Pulcini di presentare e vincere il ricorso al Tar contro il provvedimento di demolizione degli scheletri, che restano tuttora in piedi. Poi la giunta Alemanno, che con il bando “Relitti Urbani” per la riedificazione e riqualificazione delle ex zone industriali – la cui immagine pubblicitaria fu proprio quella dell’ex-Snia – ha permesso di mettere nuovamente a rischio l’inviolabilità dell’area e perpetrare il danno ambientale già evidente.
<<Oggi una nuova speculazione nell’area, ad opera del già noto palazzinaro Pulcini, vuole aggredire ulteriormente il territorio, cancellando per sempre il lago e il suo habitat, con il progetto di realizzazione di 4 torri di 30 piani ciascuna, alte più di 100 metri che poggeranno su tufo e sedimenti fluviali incoerenti. Nel frattempo ha già effettuato uno sbancamento della collina accanto al lago, mettendo a rischio di frana la sovrastante pineta pubblica e si sono verificati scarichi di terra di riporto sulle rive del lago e nel lago stesso>>. Questo il grido d’allarme degli attivisti del Forum Territoriale Permanente del Parco delle Energie contro il nuovo pericolo per il patrimonio ambientale.
Dopo l’accesso agli atti effettuato dal M5S, che ha reso note le carte dell’ennesima “minaccia” edilizia, le amministrazioni municipali e comunali si sono impegnate ad assicurare il proprio impegno a favore della tutela ambientale contro il progetto presentato ad aprile 2013. <<(…) Dalla conferenza dei servizi del 2012 è chiaro l’intento, ribadito dal Dipartimento Ambiente, di tutelare il lago come ambiente di pregio naturalistico. Siamo tutti concordi nel dire che il nostro territorio non ha bisogno di altro cemento ma di più verde e parchi>>, ha reso noto Giulia Pietroletti, assessore all’Ambiente del Municipio V.
Cambiano le amministrazioni, ma il gatto continua a mordersi la coda. Ecco quanto emerge infatti dalle ultime dichiarazioni su Facebook di Giammarco Palmieri, presidente del Municipio V: <<Nei giorni scorsi ho incontrato l’Assessore alla Trasformazione Urbana di Roma Capitale, Giovanni Caudo, con l’obiettivo di fare chiarezza sulla proposta di recupero del Complesso industriale ex SNIA VISCOSA. (…)L’area del Complesso dell’EX SNIA VISCOSA è stata sottratta alla speculazione grazie alla lotta del territorio, espressione della volontà di questa Presidenza di voler tutelare il futuro del Complesso, riprendendo, in accordo con l’Amministrazione Capitolina, il Progetto voluto dai cittadini di portare l’Università nell’area dotando il territorio di una funzione pregiata in grado di stimolare la crescita dell’ intero Municipio dal punto di vista culturale, sociale, produttivo ed occupazionale>>. Fa capolino quindi il ritorno ad un’alternativa eco-sostenibile: la costruzione del polo universitario scientifico dell’ Università La Sapienza. Un’idea già in passato approvata e promossa da Renato Guarini, rettore dal 2004 al 2008, finché nel 2010 fu proprio il neo insediato Rettore Frati a bloccarne lo sviluppo, rinunciando all’acquisizione dell’area da parte dell’ Università. L’alternativa? Un piano edilizio per la costruzione di alloggi universitari, affidata al “solito” soggetto privato: un gioco di favori fra Comune, Università e Costruttore, su cui non è mai stata fatta luce.
Ma torniamo al lago. In risposta all’ambiguità delle istituzioni continuano gli incontri organizzati in loco per “conoscere e dibattere su potenzialità, criticità e valorizzazione di un patrimonio ambientale e storico in una delle zone più inquinate e densamente abitate di Roma e cominciare insieme ad elaborare un progetto sostenibile per l’intera area”, promossi direttamente sul sito del Comitato per il parco ex Snia. Prioritario è innanzitutto accertare lo stato di contaminazione del territorio, in quanto la fabbrica produceva prodotti chimici e chi frequentava l’area anche prima della trasformazione in Centro Sociale ricorda che essa era completamente coperta da un tappeto di bombolette e contenitori vari sversati. Ora al posto del vecchio deposito sorge un edificio ristrutturato e sembra che l’effetto dei prodotti tossici sia attenuato , ma desta ancora preoccupazione l’impiego e la presenza di eternit nella zona circostante. Alcune analisi risalenti al 2006 sembrano testimoniare lo stato di salute delle acque lacustri, mentre il Forum Territoriale Parco delle Energie si sta muovendo per ottenere delle analisi e delle risposte ufficiali ed indirizzare eventuali interventi di bonifica.
di Arianna Fraccon