Andrea Zunino e la frase antisemita
Si chiama Andrea Zunino, il leader, o meglio il portavoce del movimento di protesta, quello dei forconi che a macchia d’olio si sta propagando per tutta la penisola italiana e che ha preso l’abbrivio nella ferita e sempre più risentita città torinese.
Andrea, di professione operaio, ha le idee chiare sulla politica italiana; dopo essersi dichiarato ben disposto ad un eventuale incontro con Beppe Grillo, definendo i 5 Stelle «persone per bene», ne esclude categoricamente uno con Silvio Berlusconi «anche se» – sentenzia stizzito –
«le porcate peggiori da noi le ha fatte la sinistra». Certo se però gli viene chiesto quale figura politica in campo internazionale in questo momento per lui sia una grande fonte d’ispirazione allora senza alcun indugio chiama in causa Viktort Orbàn perché – aggiunge -«lui si che sta liberando davvero il suo paese». Fin qui niente di particolarmente rilevante e scomodo. Mentre però lo stesso movimento andava proclamando l’attesissima manifestazione nazionale nella capitale, Andrea diventa inaspettatamente protagonista di qualcosa che sembra trascendere in maniera alquanto inopportuna i toni già alquanto aspri della protesta. Senza troppi infingimenti e giri di parole infatti lo stesso Zunino nell’intervista rilasciata a Vera Schiavazzi per il quotidiano La Repubblica dopo aver asciuttamente invocato la sovranità dell’Italia definisce il Belpaese «schiavo dei banchieri come i Rothschild» e come per avvalorare immediatamente la sua improvvida tesi prosegue asserendo quanto infatti sia «curioso che 5 o 6 tra i più ricchi del mondo sia ebrei». Si deve però aggiungere, certo questo non limita ovviamente la gravità della sua insinuante asserzione, il suo proposito di approfondire la suddetta questione che vede, secondo lui, gli ebrei ai vertici dell’economia mondiale. Immediata la dura risposta del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che non si è fatto troppo attendere:« Dichirazioni deliranti che richiamano, senza alcun pudore e vergogna, un periodo storico caratterizzato da morte, violenza e negazione dei diritti più elementari». Gattegna ha poi, in maniera molto concisa, inteso evidenziare come parole di tal fatta siano un segno inequivocabile di un forte «senso di disagio sempre più profondo» rinfocolato dai «più biechi e violenti stereotipi antisemiti» che evocano lo spettro mai del tutto estinto dell’orribile propaganda nazionalsocialista:«Zunino offende non soltanto la memoria di milioni di individui che, in nome dell’ideologia nazista, trovarono la morte tra le più atroci sofferenze ma soprattutto l’intelligenza, la coscienza democratica e la maturità di quella popolazione italiana le cui istanze si propone di rappresentare, evidentemente in modo inadeguato, nella strade e nelle piazze di tutto il paese». Alle perentoria replica di Gattegna è seguita quella altrettanto decisa di Riccardo Pacifici, il presidente della comunità ebraica di Roma, che invita i manifestanti a dissociarsi da tali infamanti allusioni:« Facciamo appello a coloro che sono nella disperazione a non farsi tentare dal ‘fascino’ delle ideologie che immaginavamo sepolte. Manifestiamo il massimo rispetto nei confronti di chi protesta in questi giorni, dobbiamo saper cogliere il loro grido di dolore». Adesso dopo che Zunino avrà sapientemente effettuato le sue ricerche ci auguriamo che facendo un passo indietro porga le sue scuse, ammettendo la gravità delle sue stolide affermaziioni.