Bambina Mia: uno spettacolo per i bambini dai 2 ai 90 anni
Roma, zona Pigneto: da qualche anno uno spazio è stato difficoltosamente restituito all’usabilità cittadina. Oggi è un teatro, il Centrale Preneste, dove ha casa la compagnia Ruotalibera Teatro guidata dall’esperienza trentennale della regista e attrice Tiziana Lucattini, che ogni anno offre ai cittadini romani l’ampia scelta dei suoi piccoli capolavori.
Uno di questi è Bambina Mia, andato in scena domenica 8 dicembre, un prodotto altamente professionale, capace di accontentare i gusti di un pubblico molto composito. Tuttavia se è vero che la mente umana ragiona per categorie, Bambina Mia appartiene a rigor di logica a un genere preciso, quello del teatro per ragazzi, che gli adulti si sentono impropriamente esonerati dal frequentare, se non in veste di accompagnatori. Eppure il teatro per ragazzi ha un grande pregio che a quello degli adulti è precluso: se infatti il primo può accontentare un pubblico di tutte le taglie, lo stesso non si può dire per il secondo. Mettetelo un bambino davanti a un Otello: piangerà dopo due minuti.
La storia è tanto semplice quanto familiare: Mia (Monica Crotti) va al giardino con la mamma, non personaggio in carne e ossa ma imperiosa voce fuori campo: qui incontra una piccola fata verde (Simona Parravicini). L’interazione tra i due individui si basa sullo scambio di parole semplici, primordiali, le uniche a rendere immediatamente possibile una comunicazione. Tornata a casa, Mia ritrova la fata nella sua stanza e con lei vola sul cielo di Londra. Al suo ritorno è la madre ad accoglierla, con una piccola ma grande verità, metafora del fatto che l’infanzia è una condizione necessaria per l’individuo e comune a tutta l’umanità. Lo spettacolo è costruito ricorrendo a una molteplicità di linguaggi: quello musicale e coreografico, quello visuale e digitale, quello infine verbale. Quest’ultimo in particolare risulta ridotto fino all’osso quando si tratta dei due personaggi bambini. La madre invece, nel ruolo dell’adulto, è talmente padrona delle sue parole, da essere solo una voce e non una persona: il suo linguaggio è quindi topico e categorico, pur non negando il dovuto spazio al sentimento. Diventa quindi evidente che se pure i bambini non conoscono a fondo le loro possibilità linguistiche, possiedono una capacità comunicativa tanto radicata quanto efficace.
Tutti gli strumenti usati per concorrere all’espressività dello spettacolo sono di estremo impatto: dalle luci (Martin Beeretz) e le musiche (Massimo Cusato) che seguono e definiscono la narrazione, alle immagini digitali di Momchil Alexiev, un vero momento di bellezza e di magia, che assorbe gli occhi degli adulti non meno di quelli dei piccoli. Bellissima per esempio la scena in cui la fatina gioca con le scarpe di Mia, mentre la sua ombra si staglia lunga e nera sullo sfondo del teatro.
Se quindi i piccoli sono intrattenuti dai giochi dell’audio e del video, l’adulto viene investito da un forte senso di familiarità, che sfocia talvolta in una punta di nostalgia: è il ricordo di un’età vissuta, di pensieri dimenticati che tuttavia fanno presto a riaffiorare, anche se confusi. Bambina Mia è un piccolo tuffo nel passato che non cede mai alla superficialità, un momento di incontro fra età adulta ed età bambina, l’occasione per riconciliare felicemente passato e presente.
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