Italiani povera gente
Non siamo messi così male. I nostri politici ci chiedono gli ultimi sacrifici per uscire dalla crisi, diventata ormai il pensiero fisso di ogni italiano, infondendoci la speranza che la scalata verso la ripresa sia quasi giunta al termine. I dati però parlano di una realtà più buia e lo spettro della Grecia non è così lontano.
Nella zona Euro, siamo il Paese dove il rischio di povertà ed esclusione sociale è il più alto, dopo la Grecia. I dati Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea, relativi al 2012, mostrano come in Italia la popolazione a rischio povertà sia salita al 29,9%. Peggio di noi solo la Grecia, dove la percentuale ammonta al 34,6%. Inoltre il bilancio sociale Inps, presentato il 5 dicembre, rileva come il potere d’acquisto delle famiglie sia sceso, rispetto al 2008, del 9,4 %: per farla breve, con lo stesso quantitativo di denaro possiamo acquistare molti meno beni e servizi rispetto agli anni passati.
L’ultimo rapporto Censis, Centro Studi Investimenti Sociali, fa un bilancio della situazione attuale ancora meno confortante. Siamo tornati indietro di dieci anni. La pressione fiscale sembra essere il motivo fondamentale di questo regresso: c’è un dislivello sempre maggiore tra diminuzione della ricchezza ed aumento delle tasse. Ma ciò che emerge, oltre i dati, è una situazione ancora più grave: la nostra vita è segnata dalla perenne incertezza e fiducia verso il futuro. La paura, paralizzante, è quella di non riuscire a mantenere lo stesso tenore di vita e di scivolare in un baratro di povertà senza possibilità di risollevarsi o di ricevere aiuto. Paure più che mai fondate. Forse il dramma più grave è proprio questo. Un Paese senza speranze, che non intravede nel futuro una minima possibilità di cambiamento, dove troverà le forze per reagire? O meglio, per sopportare ancora?
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Ad incidere su questa sensazione è innanzitutto la precarietà nel lavoro: 4,3 milioni di persone non riescono a trovare un’occupazione ma anche una buona parte di chi lavora, 6 milioni circa, deve fare i conti con la precarietà e il rischio di perdere il posto.
E gli italiani se ne vanno. Negli ultimi dieci anni i trasferimenti di residenza verso altri Stati sono raddoppiati ed ammontano a circa 106.000. Nel 2012 gli spostamenti, seppur non definitivi, hanno subito un’impennata del 28,8% e sono soprattutto giovani. Il futuro dell’Italia ha fatto e continuerà a fare i bagagli, pieni solo di qualche ricordo e di molte speranze, speranze che qui ormai contrastano troppo violentemente con la realtà.
di Maria Chiara Pierbattista