Il macello della “legge porcello”

La legge elettorale del 2005, nota con l’appellativo di legge “Porcellum”, è stata dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale lo scorso 4 dicembre. Si tratta del risultato finale di una lunga discussione svoltasi nella Camera di consiglio, iniziata alle 9.30 e terminata intorno alle 18. Ebbene si, il Porcellum è stato bocciato, sebbene con effetti non immediati.

È, dunque, ufficiale: Il Porcellum non sarà il sistema elettorale applicato alle prossime elezioni. Una nota ufficiale di dodici righe basta a dare tutte le informazioni necessarie. Gli effetti giuridici avranno valore in seguito alla pubblicazione della sentenza, la cui redazione spetta all’ex presidente dell’Antitrust, Giuseppe Tesauro. Per il momento, dunque, il Porcellum resta in vigore.
Secondo la sentenza, la legge elettorale avrebbe violato il principio di uguaglianza del voto e, quindi, la stessa rappresentanza democratica, tramite l’assegnazione del premio di maggioranza, sia al Senato che alla Camera della Repubblica, alla lista o coalizione con il numero maggiore di voti a patto che, ovviamente, non abbiano raggiunto i 340 seggi a Montecitorio e il 55% dei seggi assegnati a ciascuna regione a Palazzo Madama.
La questione più difficoltosa discussa è stata quella relativa alle liste bloccate. Alcuni avrebbero voluto far “tornare in vita” il Mattarellum, ma quest’idea è svanita in men che non si dica dopo che, per un solo voto, sono state dichiarate illegittime anche le norme riguardanti le liste bloccate.

L’avvocato Aldo Bozzi, primo firmatario del ricorso contro il Porcellum, ha dichiarato: “È una vittoria per tutti i cittadini italiani, siamo tornati ad essere cittadini e non dei sudditi”.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano non è rimasto sorpreso dal verdetto della Corte costituzionale, poiché egli stesso, in passato, era intervenuto per sollecitare il Parlamento a modificare la legge elettorale del 2005 nei punti di dubbia costituzionalità. Tuttavia, ciò non basta: il superamento del sistema proporzionale deve essere accompagnato da modifiche costituzionali, quali «la riduzione del numero dei parlamentari e la modifica del bicameralismo paritario ».
La sentenza ha colpito Parlamento, partiti divisi e casta dei politici. Secondo molti, tale verdetto spianerebbe la strada alle elezioni anticipate, mentre, secondo altri, il quadro politico si troverebbe sostanzialmente “congelato” fino all’attuazione della riforma concreta. La Corte precisa: «Resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali ».

Nonostante la sensazione che, attualmente, il panorama politico italiano regni nell’incertezza, un passo in avanti è stato fatto prendendo una decisione riguardo una questione che continuava a trascinarsi da ormai troppo tempo.
Ma la domanda che si pongono in tanti è: che fine faranno i 148 “abusivi” del Pd?

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