Primarie Pd: tre uomini e una poltrona (scomoda)

Manca un pugno di giorni alle primarie del Pd e i nomi alternativi a Renzi ancora faticano a farsi strada. L’8 dicembre si conclude una maratona elettorale che non è riuscita a regalare grandi colpi di scena: il sindaco di Firenze è l’unico ad essere stato costantemente dato per vincente dai pronostici.

Certo non tutto è stato vano: dal non sapere nemmeno chi fosse Gianni Cuperlo tanta strada è stata fatta. Il gruppetto partito alla conquista della segreteria del Partito Democratico, dopo essersi lasciato indietro Gianni Pittella, si contende la poltrona senza esclusione di colpi. Anche se tutto il Pd sembra essersi già convertito alla religione del Cambiare verso e sul carro dei renziani troviamo, tra i tanti, Dario Franceschini, Walter Veltroni e l’ex dalemiano Nicola Latorre. Incassati anche l’appoggio della Kyenge e i voti che erano di Pittella. Il candidato dell’apparato, del partito, Gianni Cuperlo, con un appeal da vecchia ciabatta, nonostante la serietà e la sobrietà dei contenuti è già arrivato secondo rispetto a Renzi alla votazione della Convenzione nazionale del partito. La cifra del Renzi vittorioso è la sua spigliatezza da ragazzo intraprendente, l’immagine da rottamatore pronto a fare la rivoluzione attraverso il parricidio. Questo può essere preso per buono se ci si fida che l’elettorato si formi la propria idea semplicemente guardando i talk show. In effetti quasi nessuno avrà dato un’occhiata ai faldoni con il programma dei candidati e gli spettatori del confronto tra i tre candidati, andato in onda su SkyTg24, più che prendere appunti sulle diverse risposte date all’intervistatore si saranno lasciati trasportare dalla parlantina e dalle battute a effetto. Chissà se si sono accorti che Renzi di parricidio non sarebbe mai capace, semmai è roba per l’irrequieto Civati.

Nell’agenda di Cuperlo al primo posto c’è il lavoro, a cui ridare dignità, c’è la questione degli esodati da risolvere, e a lui arriva l’endorsement della CGIL. Pippo Civati è per la totale uguaglianza per le coppie, gay e non, ed è favorevole all’affido e all’adozione per le coppie omosessuali. Sul tema Cuperlo lo appoggia, mentre Renzi è più timido. Anche rispetto alla fiducia al governo, che sarà votata l’11 dicembre, il più duro è Civati: «Facciamo la legge elettorale e poi torniamo a votare. Diamo un tempo molto definito a questo governo. Tre mesi bastano, al massimo quattro e si vada con un nuovo premier al semestre europeo». L’opzione Civati farebbe dunque traballare l’esecutivo, al quale invece gli altri dichiarano appoggio, anche se Renzi pone rigide condizioni: agire su costi della politica, Europa e lavoro. Se salta un punto magari ne approfitta e corre per la prossima premiership.

I giochi sembrano essere chiusi da tempo ma in questi ultimi giorni si dà tutto. Civati prosegue nel suo turbinoso viaggio nelle province italiane. Il 6 dicembre Cuperlo chiuderà a Torino e Renzi nella sua Firenze. Il rischio però è che il Pd, che eccelle nelle “non vittorie”, non ci deluda neanche stavolta, sebbene si tratti di sfida intestina. Se l’8 dicembre si dovesse registrare un’affluenza alle urne inferiore ai due milioni di elettori, ritenuta soglia minima di “soddisfazione”, il nuovo segretario avrà ben poco da festeggiare. E il rischio c’è.

di Francesca De Leonardis

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