Italia soddisfatta: Cristian D’Alessandro di Greenpeace libero e non pentito

Lo scorso 19 novembre l’attivista italiano di Greenpeace, Cristian D’Alessandro, è stato finalmente liberato. Il tribunale distrettuale di San Pietroburgo ne ha permesso la scarcerazione a patto che, entro il 27 novembre, venga versata una cauzione di due milioni di rubi, che corrispondo all’incirca a 45mila euro.

Tale cifra sarà coperta integralmente da Greenpeace International, anche se momentaneamente anticipata dall’ambasciata italiana.
«Libertà»: è questa la prima parola pronunciata da D’Alessandro, una volta consapevole che, dopo 64 giorni, è davvero tutto finito. La prima telefonata va ai genitori e la commozione prende il sopravvento. «Ora lo aspettiamo, ma non sappiamo ancora quando potrà tornare. Per il momento andrà in un hotel. Se resterà in Russia, andremo a trovarlo», queste le parole del padre Aristide. La madre Raffaella ha poi aggiunto: «Come madre è di grande conforto e rappresenta un primo passo importante per dimostrare che mio figlio non ha commesso nessuno dei crimini per i quali insieme ai compagni è stato accusato».

La notizia della liberazione di Cristian è stata resa subito nota da Greenpeace stessa tramite Twitter.
Gli inquirenti russi avevano richiesto l’estensione del carcere cautelare fino al 24 febbraio per tutti gli attivisti ormai conosciuti come Artic30. Fortunatamente, tale richiesta non è stata accolta. Il Ministro degli Esteri, Emma Bonino, non ha trattenuto la propria soddisfazione: «La pressione anche diplomatica ha funzionato. A volte bisogna essere molto cocciuti, specie con i Paesi terzi», ha affermato. Certo, si tratta di una libertà provvisoria, ma per l’Italia rappresenta una piccola vittoria, che permette di lasciarsi andare a un respiro di sollievo.
Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha sottolineato come anche l’amministrazione comunale, nel corso della vicenda, abbia appoggiato dal principio la causa di Cristian, tanto che de Magistris avrebbe affermato: «Considero le battaglie di Cristian le mie battaglie ed è importante che sia tornato libero».
Le buone notizie non arrivano solo per l’Italia. Insieme all’attivista italiano, sono stati rilasciati l’italoargentina Camila Speziale, il canadese Paul Ruzcky, il polacco Tomasz Dziemianczuk, la brasiliana Ana Paula Maciel, il neozelandese David Haussmann e l’argentino Miguel Hernan Perez Orsi. L’unica situazione critica, al momento, risulta quella dell’australiano Colin Russell, nei confronti del quale la carcerazione preventiva è stata prorogata fino al 24 febbraio.
Se è stata ritirata l’accusa di pirateria, a proposito del tentativo degli Artic30 di abbordare la piattaforma petrolifera Prirazlomnaya, lo scorso 19 settembre, come segno di protesta contro le trivellazioni nell’Artico attuate da Gazprom, tuttavia, tale accusa, è stata trasformata in una più blanda di teppismo, con una pena massima di 7 anni di carcere. La stessa accusa di teppismo è stata definita “sproporzionata” da Vladimir Pruchov, di Greenpeace Russia.

Il peggio è passato, ma il direttore esecutivo di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio, ci tiene a precisare: «Vedere finalmente Cristian uscire dal centro di detenzione è un’immagine di speranza. Siamo fortunati ma non stiamo festeggiando, ora aspettiamo che tutti gli attivisti escano dal carcere». Insomma, la situazione potrà ritenersi conclusa solo quando tutti gli attivisti torneranno dai loro familiari e le accuse di vandalismo saranno definitivamente decadute.
Da parte sua, Cristian non mostra segni di pentimento e afferma. «Rifarei il Blitz ».
Peccato che la vicenda abbia attirato l’attenzione più sui rapporti tra i Paesi che sui cambiamenti climatici.

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