“Food we want”: ma quanto cibo sprechiamo?
Mangiare bene. Uno dei pochi privilegi che in tempi di crisi ancora ci teniamo stretti. Si compra meno ma la cucina resta ancora uno dei pochi luoghi sicuri dove sperimentare e fantasticare è ancora permesso. Ma quanto cibo finisce nella spazzatura senza essere consumato? A quanto pare crisi e sprechi sono nonostante tutto due buoni alleati.
La campagna Food We Want finanziata dall’Unione Europea si propone di sensibilizzare, dare consigli e stimolare il corretto utilizzo delle risorse alimentati per ridurre l’entità di un paradosso che di questi tempi fa riflettere: in media ogni persona spreca quasi due quintali di cibo all’anno, a fronte di un miliardo di persone che invece non hanno di che nutrirsi. L’iniziativa coinvolge otto paesi: Italia, Polonia, Portogallo, Spagna, UK, Kenya, Mozambico, Tanzania. Lo spot lanciato, il secondo riguardante l’iniziativa, è giocato sull’ironia ma ci pone allo stesso tempo una eloquente domanda: che futuro lasciamo ai nostri figli?
In Italia le cause annoverate tra quelle che producono gli sprechi maggiori sono il fatto che i cibi siano scaduti o andati a male o l’aver comprato alimenti che non rispecchiano i propri gusti culinari. Pochi ammettono di non gradire gli avanzi o di aver peccato cucinando porzioni troppo abbondanti. I dati elaborati, sono emersi da un questionario di 100 domande a cui hanno risposto 2000 persone. Emerge che in media ogni settimana si gettano 213 grammi di cibo, per un valore di 7,06 euro. Facendo una proiezione sull’intera popolazione italiana, lo spreco domestico costerebbe quindi 8,7 miliardi di euro l’anno, cifra che equivale allo 0,5% del Pil. Gli alimenti più sprecati sono la frutta, il 51,2%, e le verdure fresche, il 47,2%.
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Le soluzioni proposte sono semplici consigli che però molto spesso dimentichiamo tra gli scaffali dei supermercati, magari cercando quel risparmio che in realtà non esiste. Quindi è bene ricordare agli acquirenti più distratti i modi di conservazione di verdure e dei cibi più facilmente deteriorabili o le modalità sfiziose di riutilizzare gli avanzi della sera prima. Magari imparare dalla nonna ad organizzare la dispensa o il frigo non guasterebbe.
A supporto della campagna però sarebbe giusto ed efficace creare una norma ad hoc che imponga ai rivenditori di scontare i prodotti prossimi alla scadenza. Dice Andrea Segrè, direttore del dipartimento di Scienze e Tecnologie alimentari dell’Università di Bologna: <<È vero che nei periodi di crisi la gente compra meno ma se sugli scaffali dei supermercati c’è sempre la stessa quantità di cibo, aumentano le probabilità che quei prodotti vengano gettati. Per evitarlo, si potrebbero scontare del 50% i prodotti vicini alla scadenza. Alcuni rivenditori già lo fanno ma perché diventi la regola, serve una normativa specifica>>.
Noi ‘italiani brava gente’ che il buon cibo guai che lo tocca, che viviamo di Masterchef e similari e che ci attrezziamo ogni giorno nel food blogging più sfrenato, iniziamo a metter da parte i cellulari e riordiniamo il frigo e le idee.
di Maria Chiara Pierbattista