Cancellieri amica mia!

Le attese dichiarazioni del ministro della giustizia Annamaria Cancellieri in Senato, oggi, hanno giustificato un fatto grave avvenuto tempo fa in seguito all’arresto della famiglia degli imprenditori Ligresti.

Pare, infatti, che il Guardasigilli della Repubblica sia intervenuta in favore della figlia Giulia, incarcerata insieme al resto della famiglia per il reato di aggiotaggio. A giustificazione di una tale interferenza della sfera politica sugli affari privati, relativi al caso Ligresti e al reato del falso in bilancio per la gestione della Fonsai, l’intervento della cancelliera avrebbe rappresentato, ufficialmente, una richiesta di giusto trattamento per la figlia degli imprenditori che da giorni si rifiutava di nutrirsi.

In realtà, il caso ha messo in luce delle gravi commistioni, emerse da varie intercettazioni telefoniche, del ministro della giustizia con la famiglia siciliana che hanno coinvolto il Ministero della Giustizia in affari privati frutto di rapporti familistici e clientelari. La cancelliera, in seguito agli arresti di luglio scorso, avrebbe promesso un intervento di protezione tramite comunicazione all’amministrazione giudiziaria che sembrerebbe preannunciare la scarcerazione. Immediate le reazioni da parte degli esponenti del Movimento 5 Stelle e di Sel, volte a richiedere pronte dimissioni per la condotta di un’alta carica della Repubblica, in base alla legge Severino che prevede il voto immediato sulla decadenza e, sul punto, il Movimento 5 Stelle, ha espresso una mozione di sfiducia individuale contro la ministra della giustizia. Nonostante le accurate e dettagliate giustificazioni riferite oggi al Senato, dichiaranti la totale estraneità della Cancellieri al fatto, il coinvolgimento del Ministero e del ruolo del Guardasigilli sono del tutto incostituzionali, poiché vanno a contrastare e a ledere i principi fondamentali della nostra Costituzione, con riferimento all’indipendenza e all’imparzialità della giustizia nei confronti di tutti i reati e di tutti i colpevoli e di una condotta delle cariche istituzionali ispirata dall’onore e dal decoro, rintracciabili negli articoli 102 e 54 della Costituzione.

Queste le parole della Cancellieri: « Non ho mai sollecitato nei confronti di organi competenti la scarcerazione di Giulia Ligresti e non ho mai indotto altri ad agire in tal senso. La scarcerazione di Giulia Ligresti non è avvenuta a seguito o per effetto di una mia ingerenza, ma per indipendente decisione della magistratura torinese», ha insistito il ministro. «Considero la fiducia del Parlamento decisiva per il prosieguo del mio mandato», se, dunque, «capisco che è venuta meno o si è incrinata la stima istituzionale su cui deve fondarsi il mandato ministeriale non voglio essere d’intralcio e, pertanto, non esiterò a fare un passo indietro». L’intervento della ministra trova l’ampio appoggio delle sponde politiche di Pd e Pdl, pronte a difendere e riconoscere il suo ruolo, seppur traballante.

Dalle intercettazioni seguenti all’arresto della famiglia siciliana dei Ligresti, pare che sia stata un’iniziativa della Cancellieri quella di esprimere solidarietà alla famiglia e non solo, adoperarsi anche per un aiuto, questo è ciò che emerge dalla telefonata della Cancellieri dal numero fisso del ministero della Giustizia a Gabriella Fragni, compagna di don Salvatore:
« Lella, sono Anna Maria. Io sono mesi che ti voglio telefonare per dirti che ti voglio bene… Guarda, tu non lo puoi immaginare… ti voglio bene da morire». Gabriella si commuove, piange:
«È stata la fine del mondo… E poi tutto sommato lui non se lo merita… Non è che non ammetto che abbia fatto errori, Anna Maria, ma per l’amor di Dio». Cancellieri: «Senti, non è giusto, non è giusto, lo so… povero figlio, lo so, me l’hanno detto, me l’hanno detto… Comunque guarda: qualsiasi cosa io possa fare, conta su di me, non lo so cosa possa fare, però guarda son veramente dispiaciuta». Gabriella continua a piangere. Cancellieri tenta di consolarla: «Io non so se e quando mai rientrerò a Milano, ma appena riesco… ti vengo subito a trovare. Però qualsiasi cosa, veramente, con tutto l’affetto di sempre, guarda…». Gabriella, rincuorata: «Va bene, va bene. Quando vieni t’aspetto». « Ma se tu vieni a Roma», conclude il ministro, « proprio qualsiasi cosa adesso serva, non fate complimenti, guarda. Non è giusto, guarda, non è giusto».

E i contatti continuano per tutte le tappe successive della vicenda, la Cancelliera si dimostra amica fidata e premurosa, peccato che tutto questo non è giusto. Non è giusto implicare istituzioni a servizio dei cittadini, garanti della giustizia con coinvolgimenti personali, non è giusto prendere a pretesto provvedimenti come quello sul sovraffollamento delle carceri per gestire in modo subdolo questioni private che riguardano reati gravi. Non è giusto subire questa ingiustizia per tutti coloro che scontano la loro pena nelle carceri, magari in seguito a reati di minore entità ma, soprattutto, nei confronti dei giusti, di chi merita che la legge sia uguale per tutti, sempre.

Eva Del Bufalo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *