Quanto siamo dipendenti dai Social?
Condivisione. Si può racchiudere in una sola parola il bisogno umano di trasmette, tramandare una parte di sè all’altro. Che sia di valore, effimero, mostrato per essere devoluto benevolmente o solo per essere sfoggiato, è il meccanismo che, nell’era più ‘social’ che ci sia, dà agli individui l’occasione o l’illusione di riconoscersi e differenziarsi dalla massa informe che li circonda e che ovviamente partecipa al gioco ‘Se non condividi non esisti’.
Niente paura si chiama semplicemente evoluzione. Quello che un tempo era il ruolo spettante ai neonati cellulari negli anni ’90 ora tocca ai vari Facebook, Twitter, Instagram e a tutta quella lista infinita di Network che nascono per scopi apparentemente diversi ma che poi si ritrovano nella lista dei meccanismi per la condivisione che ci piacciono tanto. La lista dei bisogni di cui proprio non possiamo fare a meno si allunga.
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Da un recente studio condotto dalla Netdipendenza Onlus si parla in Italia di circa cinquemila giovani afflitti da quella che ormai appare come una patologia e che per i casi più gravi è chiamata ‘Social network Mania’. La media delle ore giornalmente trascorse sui vari profili dei network ammonta a tre. Secondo l’ultimo rapporto Censis, naviga in Internet regolarmente il 95% dei giovani e più del 65% usa Facebook. Fin qui nulla di strano, lo stesso clamore come già anticipato era nato con la diffusione dei telefonini, che portava i più pessimisti ad immaginare un futuro senza più una comunicazione ‘face to face’ ma solo una serie di volti imbambolati davanti ad un piccolo schermo.
La lettura positivistica del dato ci racconta di una generazione in grado di orientarsi almeno superficialmente nel mondo del web e dei social, un requisito indispensabile nella nostra società. Il rovescio della medaglia consiste in tutte quelle forme nuove di dipendenze o disagi legati all’uso imprudente degli espedienti comunicativi che ormai ben conosciamo. Abbiamo già iniziato a contare i morti del Cyber bullismo, la forma di disagio relazionale e di sopruso legata ai nuovi mezzi di comunicazione. Si evolvono le relazioni e si evolvono pure i reati. Consequenzialmente dovrebbero evolversi ache le soluzioni ma per ora l’importante è condividere, almeno sugli schermi.
Fonte: Adnkronos salute
di Maria Chiara Pierbattista